Il Potere del Silenzio by Carlos Castaneda

Il Potere del Silenzio by Carlos Castaneda

autore:Carlos Castaneda [Castaneda, Carlos]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Il luogo della non pietà

Don Juan mi disse che non c'era bisogno di parlare dei dettagli, almeno non in quel momento, perché le parole servivano solo a indurre al ricordo. Appena spostato il punto d'unione, si riviveva tutto quello che era trascorso. Mi disse anche che il miglior modo per assicurarsi il ricordo totale era passeggiare.

Così tutti e due ci alzammo e procedemmo lentamente e in silenzio, seguendo un sentiero montagnoso, finché non mi fu tornato in mente tutto.

Ci trovavamo con la macchina nei paraggi di Guaymas, nel Messico settentrionale, provenienti da Nogales in Arizona, quando mi accorsi chiaramente che don Juan non stava bene. Nell'ultima ora, o giù di lì, era stato insolitamente cupo e silenzioso. Non ci avevo fatto molto caso, ma ora all'improvviso il corpo gli si contrasse senza più controllo, il mento si piegò a toccare il petto come se i muscoli del collo non potessero più reggere il peso della testa.

«Ti è venuto il mal d'auto, don Juan?» gli domandai, subito preoccupato.

Non mi rispose. Respirava con la bocca.

Nella prima parte del nostro viaggio, che durava ormai da parecchie ore, era stato bene. Avevamo chiacchierato di tutto. Quando ci eravamo fermati a far benzina a Santa Ana s'era stiracchiato allungando le braccia contro il tetto della macchina, per sciogliere i muscoli della spalla.

«Don Juan, cos'hai?»

Avevo i crampi allo stomaco per l'ansia. A testa in giù, lui bofonchiò di voler andare in un particolare ristorante e con voce esitante e strascicata mi diede precise istruzioni per arrivarci.

Parcheggiai in una strada laterale, a un isolato dal ristorante. Mentre aprivo la portiera dalla mia parte, egli rimase attaccato al mio braccio con presa ferrea. A fatica, con il mio aiuto, si trascinò fuori dalla macchina. Quando fu sul marciapiede, si attaccò alle mie spalle con tutt'e due le mani per raddrizzarsi. In un inquietante silenzio, strisciammo fino al fatiscente edificio dov'era il ristorante.

Don Juan s'appoggiava al mio braccio con tutto il suo peso. Aveva il respiro così affannato e tremava in modo così allarmante che mi prese il panico. Inciampai e dovetti appoggiarmi al muro per impedire che cadessimo tutti e due sul marciapiede.

Ero talmente preoccupato da non riuscire a pensare. Gli guardai gli occhi. Erano opachi, privi dell'abituale scintillìo.

Entrammo goffamente nel ristorante e un solerte cameriere si precipitò verso di noi, quasi a un segnale, per aiutare don Juan.

«Come sta oggi?» gli urlò in un orecchio.

Praticamente lo portò di peso dalla porta al tavolo, lo fece sedere e poi scomparve.

«Ti conosce, don Juan?» gli chiesi quando ci fummo seduti.

Senza guardarmi, mormorò qualcosa di inintelligibile. Mi alzai e andai in cucina a cercare l'indaffarato cameriere.

«Lei conosce il vecchio che è con me?» gli domandai quando riuscii a bloccarlo.

«Certo che lo conosco!» esclamò con l'aria di chi ha a malapena la pazienza per rispondere a una sola domanda. «E il vecchio che soffre di apoplessia.»

Quella dichiarazione mi chiarì le cose. Capii allora che don Juan aveva avuto un leggero colpo apoplettico durante il viaggio.



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