Il potere della fragilità by Osho

Il potere della fragilità by Osho

autore:Osho [Osho]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


L’altro giorno sentivo di avere l’inferno in me. Io sono all’inferno. Devo accettare l’inferno prima di trovare l’estasi? Non capisco come.

Ascoltate bene la domanda: L’altro giorno sentivo di avere l’inferno in me. Io sono all’inferno.

No, tu non sei all’inferno: tu sei l’inferno. L’ego in quanto tale è l’inferno; una volta sparito l’ego, l’inferno non esiste più. L’ego crea strutture, intorno a te, che ti rendono infelice. L’ego è come una ferita che viene riaperta e stuzzicata da qualsiasi cosa. L’io è l’inferno; ecco perché il Buddha dice di trovare il non io: il sé è l’inferno, il non sé è il paradiso. Non essere è essere in cielo, essere è sempre essere all’inferno.

Devo accettare l’inferno prima di trovare l’estasi?

Devi comprendere l’inferno, perché altrimenti non riuscirai mai a venirne fuori. Tuttavia, per comprendere, è indispensabile accettare. Non puoi comprendere nulla, se lo neghi. Questo è ciò che si continua a fare.

Noi continuiamo a rinnegare parti del nostro essere, dicendo: “Questo non sono io.” È ciò che dice Jean-Paul Sartre: “L’altro è l’inferno.” Quando neghi qualcosa in te, lo proietti sull’altro. Osserva il meccanismo della proiezione: qualsiasi cosa neghi in te stesso, la proietti sugli altri. Da qualche parte la devi pur mettere! Sai che esiste...

Proprio l’altra sera una sannyasin mi stava dicendo di temere che il marito volesse ucciderla. Ma suo marito è una persona di rara semplicità e bellezza; è difficile trovare persone tanto semplici. L’idea che lui possa ucciderla è semplicemente assurda.

Mentre lo diceva, il marito si è messo a piangere: l’idea era così folle che ai suoi occhi erano spuntate le lacrime. È rarissimo vedere piangere un uomo, perché a ogni uomo è stato insegnato a non piangere; ma a lui veniva da piangere, cosa poteva farci? Eppure, lei sentiva che in qualsiasi momento il marito avrebbe potuto strozzarla; si sentiva le mani di lui sul collo, al buio: cosa stava succedendo?

Poi, quella donna ha cominciato a parlare di altre cose. Non aveva figli e ne voleva disperatamente uno. Ha aggiunto che guardando i bambini degli altri, le veniva voglia di ucciderli. A quel punto, le cose erano diventate chiare; non c’era più nulla di complicato.

Quella donna voleva uccidere i figli altrui perché non ne aveva nessuno; per cui non voleva che un’altra donna potesse diventare madre: la spinta omicida è in lei, ma non vuole riconoscerla! La deve proiettare su qualcun altro: non può accettare che in lei esista un istinto omicida, quindi lo deve proiettare. È difficilissimo accettare di essere un’assassina o che si desidera uccidere dei bambini.

Poiché il marito è la persona più vicina, lo schermo più a portata di mano, è diventato l’oggetto delle proiezioni. Adesso quel poveraccio piange, perché la moglie pensa che lui voglia ucciderla.

Nell’inconscio profondo, lei potrebbe persino nutrire l’idea di uccidere lui, perché penserà che è colpa sua, se non resta incinta; con un altro uomo, sarebbe diventata madre. Non lo ammetterà mai, ma dentro di sé pensa che non è riuscita a diventare madre per colpa del marito. Da



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