Il quinto giorno by Frank Schätzing

Il quinto giorno by Frank Schätzing

autore:Frank Schätzing [Schätzing, Frank]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788850221066
editore: Casa Editrice Nord
pubblicato: 2015-10-13T04:00:00+00:00


KH-12

Il suono del pianoforte di Judith Li si perdeva nei corridoi del nono piano, come un vapore che diventasse sempre meno denso, e usciva anche dalla finestra semiaperta delia suite. A cento metri di altezza dalla superficie terrestre, le onde sonore si diffondevano in cerchi. Un orecchio allenato avrebbe potuto sentirle, seppure debolmente, anche dal punto più alto dello Château che, come un castello delle fiabe, aveva una torre abitabile col tetto a spioventi. Al di sopra del tetto, il suono cominciava a disperdersi. Dopo un centinaio di metri si era già mescolato con moltissime altre onde sonore e più andava verso l'alto, più diventava debole. Un chilometro al di sopra della superficie terrestre, si sentivano ancora il rombo dei motori, lo scoppiettante rumore di piccoli aerei a elica e i rintocchi della campana della chiesa presbiteriana nel villaggio di Whistler, normalmente pieno di turisti, ma ormai entrato a far parte della zona vietata. Il crepitio degli elicotteri militari, che costituivano il collegamento principale col mondo esterno, s'indeboliva solo a duemila metri.

Da quell'altezza, si godeva di una vista mozzafiato sull'hotel, così bello che pareva una costruzione da sogno, maestoso in mezzo alla foresta. Sulle montagne, invece, si vedevano zone splendenti di neve e attraversate da solchi.

Là sparivano anche gli ultimi rumori provenienti dalla Terra.

Si sentivano solamente i jet in fase di decollo o atterraggio. A dieci chilometri di altezza, lo Château era completamente fuso col paesaggio. Gli aerei di linea percorrevano le loro rotte. L'orizzonte iniziava nettamente a curvarsi. I banchi di nuvole basse somigliavano a nevai, terreni ingannevoli di vapore acqueo. Tra i cinque e i dieci chilometri più in alto, l'atmosfera sempre più rarefatta era attraversata dal rumore degli aerei supersonici. La troposfera era soggetta ai capricci del tempo, la stratosfera all'ozono che assorbiva gran parte dei raggi ultravioletti. A quell'altezza, le nuvole non erano altro che formazioni eteree, con riflessi che le facevano sembrare di madreperla. Palloni aerostatici argentei riflettevano la luce del sole e si occupavano di avvistare gli UFO. Nel 1962, nel silenzio assoluto dei venti chilometri di altitudine, il leggendario U2 aveva intrapreso la propria rotta segreta verso Cuba, per dimostrare la presenza dei missili sovietici. Il pilota del velivolo spia, a causa dell'altitudine estrema, aveva dovuto indossare una tuta da astronauta. Era stato uno dei voli più audaci di tutti i tempi, sotto un cielo il cui blu scuro lasciava già intuire lo spazio.

A ottanta chilometri, risplendevano ancora isolate nubi nottilucenti. La temperatura era di -113 °C. Lassù, nulla lasciava intuire presenze umane, se si escludevano gli occasionali passaggi di veicoli spaziali in partenza o in arrivo. Il blu scuro tendeva sempre più al nero. Oltre gli ottanta chilometri e fino ai cinquecento c'era la termosfera, regno di quegli dei pagani che erano poi stati smascherati dalla scienza moderna e riconosciuti come luci polari e fiammeggianti meteoriti. Era un luogo le cui particolarità fisiche erano ideali per suggerire la creazione di miti e leggende. In effetti, però, non poteva essere adatto come residenza né per le divinità né per nessun'altra forma di vita.



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