Il ramo d'oro by James G. Frazer

Il ramo d'oro by James G. Frazer

autore:James G. Frazer [Frazer, James G.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2016-04-28T22:00:00+00:00


Capitolo 38

Il mito di Osiride

Nell’antico Egitto, il dio la cui morte e risurrezione venivano celebrate ogni anno con alternarsi di dolore e di gioia, era Osiride, la più popolare delle divinità egizie, e vi sono forti ragioni per classificarlo in uno dei suoi aspetti con Adone e con Attis, come la personificazione dei grandi cicli annuali della natura e particolarmente del grano. Ma l’immensa voga che egli godette per secoli, condusse i suoi adoratori a riporre in lui gli attributi e i poteri di molti altri dei, sicché non è sempre facile spogliarlo, per così dire, delle sue penne di pavone e renderle ai loro veri proprietari.

Plutarco è l’unico che ci racconti, in maniera ordinata, la storia di Osiride; e il suo racconto è stato confermato e in un certo senso ampliato, nei tempi moderni, dalle testimonianze dei monumenti.

Osiride era il frutto di un’avventura d’amore del dio della terra Seb (o Keb o Geb, come talvolta viene scritto) con la dea del cielo Nut. I Greci identificavano i suoi genitori con le loro divinità Crono e Rea. Quando il dio sole Ra si avvide che sua moglie Nut l’aveva tradito, dichiarò con una maledizione che essa non si sarebbe sgravata del figlio in nessun mese e in nessun anno. Ma la dea aveva un altro amante, il dio Thoth o Ermes, come lo chiamavano i Greci, ed egli, giocando a dama con la luna, guadagnò da lei un settantaduesimo di ogni giorno e avendo fabbricati con queste frazioni cinque giorni interi li aggiunse all’anno egizio, composto di 360 giorni.

Era questa l’origine mitica dei cinque giorni supplementari che gli Egizi inserivano alla fine di ogni loro anno per accordare il tempo lunare con quello solare. Questi cinque giorni, considerati come fuori dell’anno di dodici mesi, sfuggivano alla vendetta del dio sole e quindi Osiride poté nascere nel primo di essi. Alla sua nascita si udì una voce che proclamava la venuta al mondo del Signore del Tutto. Dicono alcuni che un certo Pamyles udì una voce che veniva dal tempio di Tebe e che gli ordinava di annunciare ad alta voce che era nato un grande re, il benefattore Osiride. Ma Osiride non era l’unico figlio di sua madre. Nel secondo dei giorni supplementari essa diede alla luce Oro il maggiore, nel terzo il dio Set, che i Greci chiamavano Tifone, nel quarto la dea Iside e nel quinto la dea Nephthys. Più tardi Set sposò sua sorella Nephthys e Osiride sposò Iside.

Osiride, regnando sulla terra quale re, fece uscire gli Egizi dalla barbarie, diede loro le prime leggi e insegnò ad adorare gli dei. Prima del tempo suo gli Egizi erano stati cannibali. Ma Iside, sorella e sposa di Osiride, scoprì il grano e l’orzo che crescevano selvatici e Osiride introdusse la coltivazione di questi cereali nel regno; gli Egizi abbandonarono allora il cannibalismo e si diedero docilmente al regime del grano. Per di più si diceva che Osiride avesse per il primo colto le frutta degli alberi, appoggiato le viti alle canne e pigiato i grappoli.



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