Il re della guerra by Roberto Fabbri

Il re della guerra by Roberto Fabbri

autore:Roberto Fabbri [Fabbri, Roberto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2016-04-10T16:00:00+00:00


CAPITOLO XIV

«Ne siete certi?», domandò Aulo Plauzio a due nervosi mercanti galli che erano davanti a lui nella sua sala riunioni, ora inondata da tremolanti lampade a olio.

«Sì, generale», rispose il più anziano dei due, «mio figlio e io abbiamo appreso la notizia ieri. Siamo salpati dalla Britannia alle prime luci di questa mattina; hanno iniziato a radunarsi nelle terre dei Cantiaci, nell’estremità sudorientale dell’isola».

«So dove vivono i Cantiaci», sbottò Plauzio; quella notizia non aveva giovato al suo umore. «Quante tribù?»

«I Catuvellauni e tutte le tribù sotto il loro governo».

«Chi li comanda?»

«Caradoc, o Carataco, come lo chiamate voi Romani, e suo fratello Togodumno dei Catuv…».

«So a quali tribù appartengono!». Plauzio lanciò all’uomo una borsa tintinnante. «Potete andare». I mercanti si inchinarono e si affrettarono a uscire dalla stanza mentre il generale si rivolgeva a un enorme uomo dai capelli lunghi, sulla trentina, dalla carnagione rossiccia e lunghi baffi cascanti. «Quanti uomini, Adminio?»

Il britanno rispose immediatamente. «Se entrambi i miei fratelli sono lì, allora vorrebbe dire almeno i Trinovanti, gli Atrebati, la confederazione dei Regni e quella dei Cantiaci. Poi, forse, i Dobunni e i Belgi, da ovest. È una forza di almeno centomila guerrieri, forse di più, ad affrontarci sulla costa. E posso assicurarti che ci aspetteranno: è la migliore possibilità che hanno per sconfiggerci».

«Non tutti gli Atrebati e la confederazione dei Regni», intervenne un anziano britanno, dai capelli brizzolati e baffi neri uguali a quelli del compagno.

Plauzio si passò una mano tra i capelli cortissimi. «Cosa te lo fa dire, Verica?»

«Mio nipote, il re dei Vecti, odia Carataco; la sua sotto-tribù non si unirà all’armata. Né lo farà tutta la mia gente, i Regni».

«Anche così, saranno molti di più di quelli che hanno affrontato Cesare, e lui se l’è vista parecchio brutta». Plauzio guardò i legati seduti alla sua destra. «Bene, signori, pare che abbiano scoperto che arriveremo prima. La domanda è, cosa facciamo a tale proposito?». Non riuscì a nascondere la propria inquietudine.

Vespasiano lanciò un’occhiata ai tre colleghi, nessuno dei quali sembrava sul punto di proporre un’idea. «Dobbiamo posticipare. Una forza di tali dimensioni non può vivere a lungo di quanto offre la terra in questo periodo dell’anno. Dovranno smobilitare presto».

«Concordo, Vespasiano. Questa è la cosa ovvia da fare, ma politicamente è impossibile. Già mi vedo messo di fronte a un’accusa di tradimento se lasciamo il porto anche con una sola ora di ritardo. Dobbiamo partire nel giro di due giorni e questo significa che iniziamo a imbarcare le truppe domani».

«Cambiamo il punto di sbarco, allora», propose Sabino.

«È ciò che sto prendendo in considerazione. Tribuno Alieno, la mappa grande».

Plauzio si alzò e andò al tavolo delle mappe; i suoi legati lo seguirono. Un giovane tribuno angusticlavio srotolò una mappa che mostrava il sud e l’est della Britannia e la costa gallica più vicina all’isola. Plauzio indicò Gesoriacum e poi un punto appena a nord-est della parte più vicina della costa britanna. «Ho pensato di sbarcare qui, proprio come fece Cesare, per tre motivi: primo, perché non voglio rischiare



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.