Il Re Giallo by Robert W. Chambers

Il Re Giallo by Robert W. Chambers

autore:Robert W. Chambers
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: Antonio Vallardi Editore Surl
pubblicato: 2014-10-19T22:00:00+00:00


I Capitolo

La bestiola si fermò sulla soglia, con aria interrogativa, ma pronta a darsi alla fuga se necessario. Severn depose la tavolozza e le tese la mano in segno di benvenuto. La gatta rimase immobile senza distogliere i suoi occhi gialli da lui.

«Micia», disse lui, con voce bassa e carezzevole, «vieni dentro.»

La punta della sottile coda della bestiola ebbe un piccolo fremito.

«Vieni», ripeté.

Evidentemente la gatta trovò la sua voce rassicurante perché, lentamente, si abbassò sulle quattro zampe ripiegando la coda sotto i fianchi magri senza mai perderlo di vista.

Severn si spostò dal cavalletto sorridendo. La gatta lo osservava tranquilla e, quando lui si mosse nella sua direzione per poi chinarsi, non fece alcun movimento; i suoi occhi si limitarono a seguirne la mano fino a quando non le toccò la testa. Poi emise un lamentoso miagolio.

Era sempre stata abitudine di Severn parlare con gli animali, probabilmente perché viveva così solo e, infatti, riprese: «Che cosa succede, micia?»

Gli occhi intimoriti della gatta fissarono i suoi.

«Ho capito», disse lui gentilmente, «lo avrai subito.»

Poi, con mosse lente, si diede da fare per accogliere l’ospite: lavò un piattino, lo riempì con il latte che restava nella bottiglia sul davanzale e, inginocchiatosi, sbriciolò un panino nel palmo della mano.

La creatura si alzò e avanzò in direzione del piattino.

L’uomo mescolò il latte e il pane con il manico di una spatola e fece un passo indietro mentre la gatta infilava senza complimenti il naso nel piatto. Severn la guardò in silenzio. Di tanto in tanto, quando la gatta prendeva un boccone sull’orlo, il piattino risuonava contro le piastrelle del pavimento; finito il pane, la lingua rosea della bestiola passò su ogni punto non ancora leccato fino a quando il piattino brillò come marmo lucido. Poi si sedette e, ormai tranquillizzata, gli voltò la schiena e cominciò a leccarsi il pelo.

«Pulisciti bene», disse Severn, molto interessato, «ne hai bisogno.»

La gatta abbassò un orecchio e, senza girarsi, continuò tranquilla la sua toeletta. Mentre lo sporco lentamente spariva, Severn poté notare che quel prodotto della natura era un tempo una gatta bianca. Il suo pelo era caduto a chiazze, per malattia o forse a causa di battaglie con altri gatti, la coda era ridotta all’osso e la colonna vertebrale spiccava sotto la pelle. Come per incanto, leccata dopo leccata, da quell’ospite giunto per caso sembrava emanare un fascino arcano e lui attese pazientemente che la bestiola avesse finito prima di riprendere la conversazione. Quando, soddisfatta della sua opera, la gatta chiuse gli occhi e ripiegò le zampe anteriori sotto il petto, Severn cominciò a dire sempre dolcemente: «Micia, raccontami i tuoi guai».

Al suono della sua voce la gatta emise un rauco gorgoglio che riconobbe come un tentativo di fare le fusa. Severn si chinò per accarezzarle le guance e la gatta miagolò di nuovo, un amabile tenero miagolio interrogativo al quale rispose: «certamente, sei molto migliorata, e quando riavrai il tuo splendido piumaggio sarai davvero un bell’uccellino.» Evidentemente lusingata, la gatta si alzò e cominciò ad andare avanti e



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