Il Sangue degli Altri by PAGLIARO ANTONIO

autore:PAGLIARO ANTONIO [ANTONIO, PAGLIARO]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-04-13T22:00:00+00:00

La donna magra biascicava un poco di inglese. Si chiamava Galina Krovickaja. Lo Coco si presentò e cercò di spiegare perché era lì, da dove veniva e chi lo aveva mandato da loro. Le signore sembravano capire poco, ma una parola la capirono bene. Kovalëv. Quando Lo Coco pronunciò il nome del colonnel o, le facce delle signore russe cambiarono espressione, si irrigidirono e lo guardarono inorridite. Lui ripeté più volte:

«Dead, dead, Kovalëv dead». Tentò anche in russo. «Kovalëv mërtv». Le donne parlottavano fra loro, forse avevano capito. Gli fecero segno di attendere. Una, quella che parlava qualche parola d’inglese, andò nel a stanza accanto, prese il telefono e chiamò qualcuno.

Lo Coco ebbe qualche momento di ansia. È vero: le signore tutto erano fuorché minacciose, e certo il loro aspetto non poteva incutere alcun timore. Ma se l’avessero in qualche modo associato a Kovalëv? Lo avevano capito bene? E chi stavano chiamando? Chi sarebbe arrivato?

Dopo pochi minuti si sentì bussare e una delle due donne andò ad aprire la porta. Un intenso profumo di agrumi precedette l’arrivo di una giovane donna. Entrò nel a stanza con fare deciso, si avvicinò a Lo Coco e gli tese la mano.

«Očeń prijatno. Ja Anastasija Ivanovna Krovickaja» disse.

Lo Coco la guardò ammirato. Aveva lunghi capelli biondissimi che ricadevano sul e spalle e occhi di un azzurro bril ante. Indossava una giacca di pelle blu, sgualcita e invecchiata ad arte, jeans e un paio di stivali pitonati alti fin sopra il ginocchio.

La avvolgeva quell’intenso aroma che riempiva la stanza di agrumi, muschio, gelsomino. Lo Coco adorava quel profumo. Non ricordava il nome, ma lo usava una sua ex fidanzata.

La signora Galina si precipitò a prepararle del tè.

Anastasija Ivanovna Krovickaja non poteva essere la madre di un soldato, era troppo giovane. Capì che Lo Coco non parlava russo e passò all’inglese. Era un’ex poliziotta, senza lavoro per i tagli al personale che la polizia russa ogni tanto faceva.

«La polizia russa è solo corruzione» disse. «Niente indagini, solo mazzette. Se non hai amici importanti, se tenti di fare davvero il tuo lavoro, è probabile che ti mandino via. Come hanno fatto con me».

Si guadagnava da vivere facendo la detective privata e lavorava anche con l’Associazione delle Madri dei Soldati per ricostruire la storia dei crimini di Kovalëv e Matveev alla Khamovničeskie Kazarmi di Mosca.

Per alcuni minuti Lo Coco rimase abbagliato dalla bel ezza di Anastasija, stordito dall’odore di gelsomino, senza riuscire a proferire verbo. Poi si riprese e raccontò dell’omicidio di Kovalëv a Palermo, del mistero che avvolgeva il caso, della Casinò Paradise. Raccontò del commando ceceno a Palermo, del suo viaggio a Groznyj, del signor Malaev e dell’avvocato.

La donna ascoltò con attenzione. Lo mise in guardia. I ceceni sono molto pericolosi, disse. Non scherzare col fuoco. Vogliono il cadavere? Non mi stupisce. I culi neri – così Anastasija chiamò i ceceni – si vendicano anche sui morti. È saggio farglielo avere, per proteggere te stesso e perché Kovalëv non merita una sepoltura.

Lo Coco rimase qualche secondo pensieroso.

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