Il santuario del serpente maledetto by Raymond Khoury

Il santuario del serpente maledetto by Raymond Khoury

autore:Raymond Khoury [Khoury, Raymond]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Suspense, Thrillers, Fiction
ISBN: 9788854111455
editore: Newton Compton
pubblicato: 2008-03-14T23:00:00+00:00


CAPITOLO 35.

Corben aveva appena finito di controllare il cadavere a terra in cerca di un possibile indizio che potesse portare all'hakeem, o di un cellulare - ma non trovò niente di tutto questo - quando arrivarono gli agenti del Fuhud.

Restando loro a curare il trasporto della salma e di ciò che rimaneva del Cherokee, poteva anche andarsene. Non voleva trattenersi lì più del necessario, né era tenuto a farlo. Ragguagliare gli investigatori era un favore che faceva per tenerseli buoni, ma il tempo correva in fretta.

Tra meno di quattro ore Farouk doveva chiamare Ramez, e con quest'ultimo nelle mani del nemico, Corben doveva agire in fretta.

Prese la valigetta e senza troppe speranze controllò nel Cherokee per vedere se trovava il cellulare dell'assistente, nel caso che gli fosse caduto di tasca in mezzo a tutta quella baraonda. Non c'era. Si inginocchiò per dare un'occhiata anche sotto la macchina, ma non ce n'era traccia nemmeno lì. Si assicurò che il nascondiglio delle armi nel bagagliaio fosse chiuso bene e, dopo aver messo rapidamente al corrente dell'accaduto gli investigatori e aver chiesto loro di far ripulire quel posto il prima possibile e per il momento di non dire niente alla stampa, declinò la loro offerta di un passaggio in macchina e fermò un taxi per farsi portare, lui e Mia, ad Awkar, in ambasciata.

Dal parabrezza posteriore del taxi diretto verso Beirut Est e le colline fuori città Mia si voltò a guardare la scena della sparatoria che si perdeva in lontananza.

Era ancora frastornata per quello che le era esploso attorno soltanto pochi minuti prima. La sua mente era affollata da un viluppo inestricabile di immagini frenetiche e contrastanti. Si accomodò nella quieta normalità di quella macchina confortevole - il tassista, che parlava un inglese assai stentato, aveva la radio accesa, che sparava tutt'attorno musica araba, tutta in levare, che le istupidiva il cervello, mentre Corben era al telefono con qualcuno dell'ambasciata - lasciando che i suoi pensieri si placassero, finché non si ritrovò a rielaborare con più lucidità tutto quello che era accaduto. Mentre sotto i suoi occhi passava la fitta schiera di edifici un po' malmessi della città, si domandò dove mai stessero portando Ramez. Se lo immaginò rinchiuso chissà dove, in qualche sudicia stanza senza finestre - forse dove era imprigionata anche sua madre - e poi tornò alla chiamata imminente di Farouk.

E mentre svolgeva nella sua mente tutte le implicazioni che ne sarebbero derivate, la travolse uno straripante sentimento di inquietudine.

Si accorse che Corben aveva terminato la telefonata e, dato che avevano preso il primo taxi che passava e che l'inglese del tassista si era dimostrato praticamente nullo, non essendo stato in grado nemmeno di scambiare due parole, capì che poteva parlare senza problemi. Si voltò verso Corben.

«Dobbiamo trovare il modo per avvertire Farouk», lo incalzò. «Se chiama Ramez, va a finire dritto dritto nella loro trappola».

«Dai per scontato che loro sanno che deve chiamarlo».

Non è che ci avesse riflettuto troppo, ma per lei la cosa aveva senso.

«Se no perché



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