Il volto by Dean Koontz

Il volto by Dean Koontz

autore:Dean Koontz [Koontz, Dean]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:42:13+00:00


46

La notte sulla luna fredda e piena di crateri non poteva essere solitaria quanto quella che avvolgeva la villa di Manheim.

All’interno, gli unici rumori erano i passi di Fric, il suo respiro, il lieve cigolio dei cardini quando apriva una porta.

Fuori, un vento mutevole, a volte minaccioso a volte melanconico, liti-gava con gli alberi, si lamentava nelle grondaie, sferzava i muri, gemeva come se protestasse per essere stato escluso dalla casa. La pioggia batteva furiosamente contro le finestre, ma poi piangeva silenziosamente scendendo lungo i vetri.

Per qualche tempo, Fric pensò che sarebbe stato più al sicuro se avesse continuato a muoversi e non si fosse fermato in un posto ben preciso, perché in questo caso forze invisibili si sarebbero immediatamente radunate intorno a lui. Oltretutto, in piedi, sempre in movimento, poteva mettersi a correre e fuggire con maggior facilità.

Suo padre era dell’idea che, quando un bambino raggiungeva l’età di sei anni, non si dovesse costringerlo ad andare a dormire a un’ora prestabilita, ma che fosse meglio consentirgli di trovare il proprio ritmo circadiano. Di conseguenza, già da alcuni anni Fric andava a dormire quando lo desiderava, a volte alle nove, a volte dopo la mezzanotte.

Ben presto si stancò di vagare senza sosta, accendendo le luci davanti a sé e lasciandole accese quando si allontanava. La possibilità che Moloch, la divinità divoratrice di bambini, uscisse da un momento all’altro da uno specchio lo avrebbe tenuto sveglio per il resto della sua vita, o almeno fino a quando avesse compiuto diciotto anni e non potesse più essere considerato un bambino. Tuttavia la paura era spossante quanto un lavoro faticoso.

Temendo di crollare su un divano o su una poltrona e di addormentarsi in un luogo che lo rendeva più vulnerabile del necessario, prese in considerazione l’idea di tornare nell’ala occidentale del pianterreno, dove avrebbe potuto raggomitolarsi fuori della porta dell’appartamento del signor Truman. Ma se il signor Truman o i McBee l’avessero trovato lì, lui avrebbe fatto la figura del moccioso fifone e questo sarebbe stato una vergogna per il nome dei Manheim.

Decise che la biblioteca rappresentava il rifugio migliore. Si era sempre sentito a suo agio tra i libri. E sebbene la biblioteca si trovasse al primo piano, che era deserto come il secondo, perlomeno lì dentro non c’erano specchi.

Venne accolto dall’albero di angeli.

Indietreggiò di fronte a quella moltitudine alata.

Poi si rese conto che le decorazioni dell’abete non presentavano neppure una superficie lucida attraverso la quale un’entità malvagia potesse entrare in questo mondo o restare a osservarlo dall’aldilà.

Anzi, gli angioletti appesi sembravano suggerire che quello era un luogo protetto, un vero e proprio santuario.

In quell’enorme locale, tutti i soprammobili - vasi e vasetti, anfore e statuine - erano porcellane Wedgwood nere con decorazioni stile Impero oppure porcellane della dinastia Han. I soprammobili neri avevano una superficie opaca. E, in duemila anni, le porcellane Han avevano perso ogni lucentezza, quindi Fric poteva stare tranquillo, nessuna creatura malvagia lo avrebbe sbirciato dalla statua di un cavallo o da un vaso che risalivano a prima della nascita di Cristo.



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