Impero by Clifford D. Simak

autore:Clifford D. Simak
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
pubblicato: 2012-11-23T23:00:00+00:00

Capitolo XIII

Ora l’apparecchio era immerso nel più completo silenzio. Anche il fruscio sommesso delle carte si era interrotto. Reg e Max erano balzati in piedi, allarmati dalle grida di Pete e Chizzy.

«E’ Manning!» gridò Pete. Era impossibile non riconoscere uno dei volti più noti di tutto il sistema solare, anche se ingigantito oltre ogni immaginazione. «Ci sta osservando!»

Le mani di Chizzy si mossero, fulmineamente, sui comandi. Armeggiò per pochi secondi con i pulsanti e le leve, e poi s’immobilizzò, con il viso che aveva perduto ogni traccia di colore. Perché tutti i comandi dell’apparecchio erano bloccati! I pulsanti non si spostavano, le leve si opponevano ai suoi sforzi, e l’apparecchio continuava a filare nell’alta atmosfera, dirigendosi verso quel volto enorme e beffardo che galleggiava nel cielo come una seconda, immensa luna.

«Fa’ qualcosa!» gridò Max. «Maledetto stupido, fa’ qualcosa!»

«Non ci riesco!» gemette Chizzy. «Ho perso il controllo dell’apparecchio!»

Era qualcosa che rasentava l’impossibile. L’apparecchio era veloce e potente e aveva a bordo riserve di energia e di armi che gli permettevano di sfidare praticamente qualsiasi insidia. I comandi erano perfetti e facili da usare, i motori erano i migliori esistenti sulla Terra... si trattava di un gioiello della tecnologia aeronautica e fino a quel momento non aveva mai tradito le attese. Eppure era evidente che qualche forza, ancora più potente dei motori e dei comandi di quell’apparecchio, aveva assunto il controllo del volo. Ed era una forza inesplicabile e irresistibile.

«Manning ci ha presi!» gemette Pete. «Eravamo venuti qui decisi a beccare lui, e invece siamo caduti in trappola, senza neppure riuscire a combattere!»

L’aereo stava aumentando la velocità. Il sibilo dell’aria si fece più acuto e più impetuoso. Ascoltando quel sibilo, si riusciva quasi a immaginare la forza di quel gorgo invisibile che aveva afferrato l’apparecchio e che lo stava risucchiando nell’atmosfera rarefatta.

Ora la faccia irridente era scomparsa dal cielo. Restava solo la luna, e le pennellate strane e contorte delle montagne che s’innalzavano dalla superficie terrestre, sotto di loro.

Poi, repentinamente, l’aereo rallentò il suo volo, s’inclinò, e cominciò a planare come una foglia nel vento, scendendo verso le montagne che gli salirono incontro come una chiostra di affilate zanne appartenente a qualche animale antico e feroce.

«Stiamo precipitando!» gridò Max, e Chizzy gli urlò qualcosa che nessuno riuscì a capire.

Ma non stavano precipitando. Qualche secondo più tardi, l’apparecchio si stabilizzò nell’aria, e rimase immobile, inesplicabilmente, proprio al di sopra di un grande laboratorio annidato tra le montagne.

«Quello è il laboratorio di Manning,» bisbigliò Pete, troppo spaventato per trattenersi dal dire ciò che era evidente a tutti.

In quel momento, i comandi si sbloccarono improvvisamente. Chizzy cercò di immettere nei motori tutta l’energia dei generatori, per portarli al massimo regime. Abbassò la leva, e un’ondata irresistibile di potenza si riversò nelle macchine. L’apparecchio parve vibrare e sussultare, ma rimase immobile dov’era. I motori urlavano, sottoposti a uno sforzo tremendo. L’interno della cabina fu invaso da una vampata di calore, dall’odore soffocante del fumo e della gomma bruciata. L’intera struttura metallica dell’aereo gemette e vibrò, sottoposta a una tensione intollerabile dalla spinta dei motori sovraccarichi.

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