In presenza di Schopenhauer by Michel Houellebecq

autore:Michel Houellebecq [Houellebecq, Michel]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2017-03-26T22:00:00+00:00

1 Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, libro terzo, capitolo 34.

2 Ibid., libro terzo, capitolo 36.

3 Ibid., libro terzo, capitolo 39.

4 Ibid., libro terzo, capitolo 40.

5 Ibid., libro terzo, capitolo 41.

6 Ibid., libro terzo, capitolo 49.

3. Così si oggettiva il voler vivere

Se consideriamo le cose con sguardo attento, se osserviamo la spinta potente e inarrestabile con cui le cascate si gettano verso le profondità della Terra, con cui il magnete si volge sempre verso il polo nord e con cui a propria volta attira il ferro, la violenza con cui i due poli elettrici tendono a riunirsi, violenza accresciuta dagli ostacoli, come avviene per i desideri umani; se osserviamo la rapidità della cristallizzazione, la sua regolarità, che altro non è se non il brutale arrestarsi di un moto in direzioni diverse sottoposto, nella sua solidificazione, a leggi rigorose; se notiamo il modo con cui i corpi sottratti allo stato solido e restituiti alla libertà dello stato fluido si cercano o si evitano, si uniscono o si separano; se infine notiamo in che modo un peso, del quale il nostro corpo frena l’attrazione verso la Terra, gravi e prema continuamente su di esso per seguire la propria inclinazione; non ci occorrerà un grande sforzo di immaginazione per riconoscere, pur da grande distanza, la nostra stessa essenza, quella che in noi persegue i propri fini alla luce della conoscenza, ma che qui, nelle sue manifestazioni più deboli, si sforza ciecamente, sordamente, invariabilmente, e che tuttavia, poiché essa è ovunque una e simile a se stessa – come le prime luci dell’alba hanno in comune col pieno mezzogiorno il nome di luce solare –, deve avere anche qui il nome di volontà, che designa l’essere di ogni cosa nel mondo e il nucleo unico di ogni fenomeno.1

Questo brano è tipico della maniera artistica di Schopenhauer; per lui si tratta di far sentire un’analogia che gli è stata rivelata tramite una contemplazione prolungata e profonda. La cosa, del resto, potrebbe valere anche in senso diametralmente opposto. Consideriamo il desiderio spontaneo, innocente, assolutamente istintivo, che ci spinge verso una ragazza dalle forme desiderabili; osserviamo, per contro, l’arretramento involontario che ci paralizza in presenza di un pericolo, la paura che ci blocca davanti alla prospettiva di un dolore fisico: come non riconoscere, mediate dalla ragione, rese accessibili e dicibili dal linguaggio, le potenze elementari, eternamente e immancabilmente attive delle forze naturali? Non si tratta di antropomorfizzazione del mondo più di quanto non si tratterebbe di meccanizzazione delle passioni umane; si tratta invece di riconoscere ciò che è identico al di là delle apparenze; si tratta di giustificare l’azzardo maggiore, sul quale poggia l’insieme del sistema: l’impiego dell’introspezione come metodo di indagine metafisica.

Spinoza dice (epistola 62) che un sasso scagliato in aria da un urto, se fosse cosciente, avrebbe l’impressione di muoversi per volontà propria. Mi limito ad aggiungere che il sasso avrebbe ragione. L’urto è per esso ciò che per me è il motivo, e ciò che in esso appare come coesione, gravità, persistenza è,

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