Inter la leggenda by Federico Pistone

Inter la leggenda by Federico Pistone

autore:Federico Pistone [Pistone, Federico]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Non sono l’antiMourinho

Benítez sa che sarà un’annata durissima, a cominciare dalle due Supercoppe, quella italiana contro la Roma il 21 agosto e quella europea contro l’Atlético Madrid sei giorni dopo. Poi campionato e Champions, da campioni in carica. E il tecnico spagnolo si affretta a precisare: «Cambiare molto non sarebbe intelligente. Non sono l’antiMourinho, ma voglio vincere e fare buon calcio». Come dire, finora avete «soltanto» vinto, ci penso io a dare spettacolo.

Nell’attesa c’è lo show del Mondiale. L’Italia di Lippi senza interisti esce subito e in maniera indecorosa, nel girone più facile: pareggi in rimonta con Paraguay e Nuova Zelanda, sconfitta 3-2 con la Slovacchia. Amen. «Materazzi e Balotelli, non convocati, avrebbero fatto meglio di altri», è convinto Moratti. L’Inter, invece, passa il turno con l’Argentina di Maradona e Messi (Samuel e Milito, quasi sempre in panchina), con il Brasile (Júlio César, Maicon, goleador, e capitan Lucio), con il Ghana di Muntari, ma soprattutto con l’Olanda di Sneijder. Si fermano alla fase a gironi la Serbia di Stanković e il Camerun di Eto’o, autore comunque di due reti. Agli ottavi di finale il Ghana elimina gli Stati Uniti; l’Olanda si sbarazza della Slovacchia (2-1, con le reti di Robben e Sneijder); l’Argentina passa contro il Messico 3-1 (doppietta di Tévez e Higuaín), grazie anche alle sviste della terna arbitrale capeggiata da Rosetti; il Brasile travolge 3-0 il Cile; avanzano pure Uruguay, Germania, Paraguay e Spagna. Ai quarti, l’Argentina con Burdisso preferito a Samuel viene sepolta dalla Germania (4-0), e Messi torna dal Sudafrica senza nemmeno un gol. Alla Spagna ne basta uno nel finale per eliminare il Paraguay, mentre il Ghana saluta il Mondiale perdendo drammaticamente ai rigori contro l’Uruguay, dopo avere sbagliato quello decisivo al 122’ al termine di una gara chiusa sull’1-1, frutto dei gol di un ex nerazzurro da una parte e di un futuro nerazzurro dall’altra, cioè Muntari e Forlán.

Il quarto che vale una finale è Olanda-Brasile, il 2 luglio al Nelson Mandela Stadium. Dopo 10 minuti i verdeoro, per l’occasione in blu, passano con Robinho che sfrutta un buco della difesa di Van Marwijk. Kaká sfiora il raddoppio e l’Olanda sembra alle corde, ma nella ripresa Sneijder, che nell’intervallo si sostituisce al ct e incita i compagni alla riscossa, cambia il corso del Mondiale. All’8’ pressa Felipe Melo e lo costringe all’autogol di testa. Al 23’ il raddoppio è tutto di Wesley Sneijder, che su azione d’angolo, ancora di testa, batte il «compagno» Júlio César e poi va a festeggiare col faccione nella telecamera dedicando il gol della vittoria alla sua Yolanthe, la modella che sposerà due settimane dopo nel Chianti. Il compagno Huntelaar commenta: «Credo che Wes non abbia mai segnato di testa, nemmeno nelle giovanili dell’Ajax». Poi ci pensa lo juventino Felipe Melo a completare la sua orribile gara facendosi cacciare dopo avere calpestato Robben e vanificando il tentativo di rimonta dei pentacampeão. Melo riceverà minacce di morte dal Brasile per la sua nefasta prestazione. Dopo tanti trionfi, arrivano le lacrime inconsolabili di Júlio César.



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