Io Khaled vendo uomini e sono innocente by Francesca Mannocchi

Io Khaled vendo uomini e sono innocente by Francesca Mannocchi

autore:Francesca Mannocchi [Mannocchi, Francesca]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858430330
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Come va giú una cosa che muore

Volevo salvarmi, non volevo morire, volevo scappare e salvarmi, non avere freddo e morire nell’acqua ghiacciata ed essere inghiottita dalla notte e non sentire piú le gambe e poi svenire e pregare e aprire gli occhi e sentire che è troppo, non resisto piú, non ce la faccio. Ho faticato, ho gettato le braccia nell’acqua gelida e scura e l’acqua era una spada che mi feriva, e il corpo provava a ribellarsi e poi ha smesso di rispondere e i muscoli, i muscoli l’hanno capito prima di me e mi hanno abbandonato e quando non avevo piú forza mi sono lasciata andare.

Me ne vado giú. Affondo.

La senti la mia voce, signor Khaled, ti ricordi chi sono? Ti ricordi chi ero? Sono Fouzieh, la siriana di Homs. Mi hai mandata a morire.

Stringo mio figlio tra le braccia, amore mio, tieniti a me. Siamo partiti da cosí poco, signor Khaled. Un’ora forse? Forse meno. La vedo la riva mentre la barca affonda, la vedo. Quelli sotto in stiva gridano, gli manca l’aria. Aiutateci, aiutateci. Gridano. Entra acqua e manca aria, entra acqua e manca aria. E il motore che si spegne e dall’acqua intorno odore di benzina, e la barca che va giú con noi dentro e le famiglie nella stiva che gridano e la barca si piega e chi ha forza si aggrappa alla parte che ancora galleggia e chi non può si tuffa in acqua e il barcone si piega di piú e piú si piega e piú gridano dalla stiva. «Mamma ho paura, mamma ho paura». Tutti i bambini, decine di bambini insieme, «Mamma ho paura». E mi tuffo anche io e ho solo buio intorno signor Khaled, e ci sono corpi che mi tirano giú, mi spingono, si aggrappano a me, che stringo mio figlio. «Va tutto bene, tornerà anche papà. Mahmoud marito mio dove sei». E cerco un uomo uno tra tanti e il barcone che sembra impazzito e si muove a destra e sinistra e poi solo da una parte sotto il peso della gente che si ammassa e preme. Si ammassa, urla e preme. «Dove sei Mahmoud, sei appeso in mezzo a quei corpi attaccati al legno? Stringimi forte piccolo mio, passerà».

Tutti pensano a salvare se stessi, nessuno salva nessun altro in mare, signor Khaled.

Bilal si tiene stretto stretto al mio collo e mi dice: «Mamma moriremo», e io dico: «No, Bilal, no, ce la faremo mamma te lo promette, stringiti forte». E strillo «Aiuto», strillo «Aiuto» e non c’è nessuno intorno, bevo acqua salata e anche Bilal beve acqua salata e scivolo giú e riemergo e lui strilla.

Poi lo stringo e lui si calma e mi dice: «Mamma voglio dormire, mamma ho sonno, mamma sono stanco, aiutami». Allora io urlo il suo nome per tenerlo sveglio, urlo «Bilal Bilal» e non lo lascio dormire signor Khaled, perché chi dorme muore, gli do schiaffi sulle guance e lo tiro verso l’alto ma non ho piú forza. Aspetta figlio mio, aspetta a riva dormirai.



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