Io sono Ozzy by Ozzy Osbourne & Chris Ayres;

Io sono Ozzy by Ozzy Osbourne & Chris Ayres;

autore:Ozzy Osbourne & Chris Ayres; [Osbourne, Ozzy & Ayres;, Chris]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Musica
ISBN: 9788862317269
editore: eDigita srl.
pubblicato: 2014-12-15T23:00:00+00:00


Randy amava l’Inghilterra.

Ogni fine settimana montava sul furgone diretto da qualche parte per il semplice gusto di viaggiare. Visitò il Galles, la Scozia, il Distretto dei Laghi, chi più ne ha più ne metta. Era anche un collezionista di trenini giocattolo, dovunque andava se ne comprava uno, e poi era un tipo tranquillo, meticoloso, per niente esibizionista, ma sapeva anche farti ridere. Una volta c’era un ragazzo che suonava musica classica seduto a un pianoforte nell’angolo di un bar, così Randy si avvicinò e gli chiese: “Ti dispiace se mi unisco?”. Il ragazzo guardò Randy, si diede un’occhiata intorno, vide me e disse: “Ehm, come no”. Allora Randy estrasse la Gibson, accese il suo piccolo ampli da studio e attaccò a suonare insieme al pianista un pezzo di Beethoven o quel che era. Nel farlo, però, cominciò a infilarci dentro tutto un repertorio di mosse da rockstar, e a fine canzone si ritrovò in ginocchio, in un assolo scatenato con la lingua di fuori. Cazzo, che risate. Tutto il bar si stava spanciando.

Il bello è che, secondo me, Randy non era mai impazzito per i Black Sabbath. Lui era un musicista autentico. Cioè, in giro ci sono un sacco di chitarristi rock in gamba, ma hanno tutti un unico cavallo di battaglia, una sola specialità, e se anche non riconosci la canzone puoi sempre dire: “Oh, questo è il tizio tal-dei-tali”. Randy, invece, poteva suonare qualsiasi cosa. Le sue influenze spaziavano da Leslie West ai grandi del jazz come Charlie Christian, fino alla classica con gente come John Williams. Non capiva perché la gente era in fissa per Iron Man; secondo lui poteva suonarla anche un bambino. Ci capitava anche di discuterne. Gli dicevo: “Ascolta, se una cosa funziona, a chi gliene importa se è semplice? Cioè, difficile scovare un riff più semplice di You Really Got Me, ma è un pezzo da paura. Quando ho comprato il singolo l’ho ascoltato fino a rompere la puntina del radiogrammofono”.

Randy alzava le spalle e rispondeva: “Immagino di sì”.

Quand’eravamo in Inghilterra il fratello di Sharon ci rimediò un bassista, Bob Daisley, un australiano sotto contratto con la Jet Records che suonava in una band chiamata Widowmaker. Bob mi piacque sin dal primo istante. Era un vero rocker, indossava giubbotti di jeans con le maniche tagliate e aveva i capelli tutti sparati. Si usciva insieme al pub, e ogni tanto ci scappava pure un po’ di coca.

Un’altra cosa bella di Bob era che non si limitava a suonare il basso, ma dava anche il suo contributo durante la scrittura dei brani.

Ce la spassavamo parecchio insieme. Almeno all’inizio.

Trovare un batterista non fu altrettanto semplice.

Dopo aver fatto un provino a mezza Gran Bretagna ci imbattemmo in Lee Kerslake, che aveva già militato negli Uriah Heep. Un tipo a posto, Lee: il classico ragazzone da pub, nonché solido batterista. Quello che invece volevo io, cioè Tommy Aldridge, della Pat Travers Band, non era disponibile.

Fra i membri della nostra formazione originaria c’era anche un tastierista di Ipswich di



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