Iris, la libertà by Walter Veltroni

autore:Walter Veltroni [Veltroni, Walter]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rizzoli
pubblicato: 2025-03-07T12:00:00+00:00

20

Il babbo mi ha svegliato che era ancora buio. In casa eravamo solo noi due. La mamma era già andata a lavorare, come Carmelina, e i miei fratelli avevano passato la notte nel casolare di Gambola, da certi nostri amici. Lui si alza presto, è abituato così, da sempre. Altro che bei sogni: in pochi istanti, il tempo di un urlo, si è scatenato l’inferno a Tramonte.

«Sono arrivati, stanno dappertutto, scappa, cercano te, non noi!» ha gridato in dialetto papà e allora io mi sono buttata giù dalla finestra, nell’alba di un mattino che stava cominciando. Sono ruzzolata giù, i rovi mi hanno strappato il vestito che mi ero infilata in fretta e furia e mi sono messa a correre a perdifiato.

Mio padre è stato arrestato, lo hanno preso e portato a Gambola dove hanno catturato anche i miei tre fratelli. Ilia ha diciassette anni, Berto sedici, Romualdo appena undici. Tre ragazzi, uno addirittura un bambino.

Li hanno messi in fila indiana e portati davanti alla caserma dei carabinieri di Tredozio, dove era iniziata la storia del Libero Comune. Sembrava volessero fucilarli, gli puntavano addosso il mitra. Invece li hanno caricati sul cassone di un camion e trasferiti a Forlì e poi a Bologna. Una famiglia intera, perché i nazisti si erano preoccupati di arrestare anche mia madre. Pare li abbiano separati, maschi da un lato e femmine dall’altro. Poi il babbo è stato portato via e Romualdo sembra abbia pianto tutta la notte, singhiozzando. Immagino che Berto lo abbia consolato, lo avrà tenuto stretto, abbracciato. La mattina dopo, mentre i miei fratelli aspettavano in fila con le gavette qualcosa da mangiare, un pesante bombardamento ha colpito il carcere e una chiesetta lì vicino, che è stata distrutta. C’è stato il fuggi fuggi, ma le guardie non hanno aperto il cancello e hanno lasciato i detenuti intrappolati lì dentro, sotto le bombe, finché l’allarme non è finito. Immagino che paura devono essersi presi i miei fratelli.

Tutte queste cose me le ha raccontate Iacopo Vespignani. Siamo venuti di nascosto, con Corbari, per avere notizie dirette. È passata più di una settimana e lui è l’unico che sa davvero come stanno i miei, cosa è accaduto il giorno dell’arresto e in quelli successivi. Perché anche Vespignani è stato arrestato in piazza, durante il rastrellamento operato dalla milizia. Anche lui è stato sbattuto in carcere, dopo essere stato, davanti ai suoi cittadini, preso a male parole, a calci e spintoni dai fascisti che lo accusavano di essere un traditore del regime.

Lui invece è solo un uomo buono, almeno così mi sembra, uno che cerca di evitare il peggio, che si barcamena tra chi ha il potere e noi, noi che informa e protegge. Lui non tradisce nessuno, è fedele al suo dovere di salvaguardare tutta la popolazione, tutta intera. Ha detto a chi lo interrogava in carcere che lui è coerente col suo dovere, che il suo compito non è di rappresentare il fascismo, quello spetta al federale di Tredozio. Al capitano delle SS

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