Isola by Diego Passoni

Isola by Diego Passoni

autore:Diego Passoni [Passoni, Diego]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2022-04-14T12:00:00+00:00


Ma davvero se n’era andato così?

17

L’appuntamento era qui, a quest’ora.

Non ci era mai stata, al Bar Jamaica. Ci erano passati davanti tante volte, quello sì. Le passeggiate in Brera, soprattutto a Sant’Ambrogio, quando si andava agli Oh Bej! Oh Bej! e poi si allungava il giro mangiando le caldarroste. Ne facevano di giretti da giovani. A vedere le case a forma di fungo e igloo costruite alla Maggiolina. O le pedalate all’abbazia di Chiaravalle a comprare i profumi dei monaci e mangiare l’ossobuco all’osteria accanto.

Ma dentro al Jamaica no. Mai stata prima.

La sala è fumosa e decisamente frequentata, ma il parlottare è piuttosto ovattato.

Attorno a uno dei suoi piccoli tavolini rotondi, di metallo come le sedie, illuminato dall’alto dalla luce fioca di un vecchio lampadario, nella sala piastrellata di bianco con la vetrata che affaccia sulla strada buia, sono tutte radunate.

«Ciao cara, io sono la Lina Merlin. Sì, quella delle case chiuse! Lo so che l’hai pensato.»

«Guarda te se con tutto quello che hai fatto nella tua vita doveva restare nella memoria collettiva solo quella roba lì. Nessuno che ricordi che l’hai scritto tu l’articolo della costituzione sull’uguaglianza dei cittadini.»

«In effetti sì. È il numero tre.»

«Ah, ma tanto la storia la scrivono gli uomini.»

A parlare è una corpulenta signora con i capelli raccolti in una crocchia al centro della testa e molti boccoli che scendono ai lati del volto. Che perentoria aggiunge: «Invece è stata la prima senatrice, e soprattutto un’antifascista, e noi qui siamo tutte antifasciste. E antipotere. Le Antisopruso. Le Anti-patiche! Vero, compagne? Noi siamo le Giardiniere!».

Una di loro, dal viso triangolare, il mento sfuggente e il naso a punta e all’insù, ha alzato una mano per parlare: «Sì, ma calmati, dài. Per anni qui si sono incontrati tutti. Corniciai, tappezzieri e falegnami a giocar di scopone e tressette, e i politici, gli intellettuali, gli artisti, gli avanguardisti, i poeti a immaginare il mondo. Tutti uomini! A parte Mamma Lina, che ha gestito questo posto da sempre. Ma per tener testa a tanti uomini pieni di sé, di donna ne basta una. Ahahaha!».

La donna accanto prende parola: «E c’era il Lucio Fontana, il Manzoni – Piero eh, non Alessandro! E poi Salvatore Quasimodo, Balestrini, Ungaretti, e anche l’Ugo Mulas. Persino Benito Mussolini e Bettino Craxi. Tutti tutti sempre qui. A parte qualcuno, tutti bravi eh, per carità! Ma che noia. Tutti maschi. E tutti ossessionati da una cosa sola».

Fa una pausa.

«La gloria!»

«Ahah! Ridiamo per non piangere, va’. Perché infatti sono riusciti a farsi ricordare solo loro. E noi?»

«Lei che ha appena parlato è la Bianca Milesi» spiega Lina Merlin, «che di giorno dipingeva e di sera scriveva in codice segreto le lettere per coordinare i moti carbonari. Una testa, altro che i laureati. Tutta intelligenza.»

«Eh, mi piaceva da matti dipingere! Ho studiato con Hayez, interessante, ma una sicumera! Invece la mia maestra vera è stata la Sophia Reinhard. Lei sì brava davvero. Moderna, femminista, uno spasso! Ma io non ero così brava col pennello.»

«Invece, quella elegante con il collo lungo e la camicia di pizzo è la Trivulzio Belgioioso, la Cristina.



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