Kenyon Sherrilyn - Dark Hunter 11 - 2007 - Il sogno della notte by Kenyon Sherrilyn

autore:Kenyon Sherrilyn [Kenyon Sherrilyn]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, Fantasy, Paranormal
ISBN: 9788834729021
Google: 8lAZBwAAQBAJ
editore: Fanucci Editore
pubblicato: 2015-03-10T23:00:00+00:00

12

Non c’era cosa peggiore per Geary che pensare che qualcuno cui voleva bene era in pericolo e lei non poteva andare ad aiutarlo. Isterica, lasciò perdere la propria ricerca e nuotò più rapidamente che poté attraverso le acque scure.

«Geary!»

Ignorò il richiamo di Kat. L’unica cosa che le importava era tornare in superficie e vedere cosa stesse succedendo.

D’un tratto Arik le fu accanto e la tirò a sé. «Devi calmarti. Respiri troppo rapidamente.»

Lei lo guardò scuotendo la testa. «Sembrava un’esplosione. Devo andare di sopra.»

«Tutto ciò che abbiamo sentito è stato uno schiocco.» La sua voce era piatta e calma e i suoi occhi azzurri la ipnotizzavano. «Potrebbe essere stato qualsiasi cosa. Quel che sappiamo è che l’interfono funziona male. Non vuoi morire per questo, giusto?»

Aveva ragione, lo odiava per questo. Annuendo, spinse la mano contro la propria maschera per ascoltare più attentamente. «Tory? Ci sei? Che sta succedendo?»

Ancora nessuna risposta.

«Tory? Christof? Justina? Thia? Dannazione. Qualcuno mi risponda... vi prego.»

Arik trattenne il fiato, desiderando di poterla tranquillizzare. Ma tanto più il silenzio si prolungava tanto più capiva cosa stesse pensando Geary. Qualcosa doveva essersi...

I suoi pensieri si bloccarono quando un pezzo di metallo gli passò a gran velocità sul lato destro. Seguito da altri pezzi che piovvero loro addosso in mezzo all’acqua.

«Ehi, gente» disse Scott con voce tremante. «Credo che si tratti della nostra barca. Sta cercando di ucciderci.»

Arik aveva la brutta sensazione che il ragazzo avesse ragione. Merda. Guardò Kat e capì che anche lei non aveva più informazioni di quante ne avesse lui.

Chiuse gli occhi e chiamò il fratello mentalmente. Solin...

Di nuovo non vi fu alcuna risposta dall’altra parte, e ciò lasciava presagire cose ancor più inquietanti oltre all’esplosione della loro imbarcazione.

Arik lasciò andare Megeara. «Okay, torniamo in superficie. In sicurezza.»

«Va bene» rispose lei, con una voce che tradiva il panico e la paura.

Arik esitò, così Megeara e Scott andarono per primi e lui poté nuotare al fianco di Kat. «Qualche indizio?»

Lei scosse la testa accigliata. «Sai che se non c’è più la barca non abbiamo neanche la nostra riserva d’aria?»

Ci aveva pensato anche lui. L’aria continuava a funzionare, ma quella era un’altra ragione per cui avrebbero fatto bene a risalire immediatamente. Non avevano molta riserva, e dal momento che era umano, sarebbe potuto morire lì. Era l’ultima cosa che avrebbe voluto. Kat era l’unica a non avere quella paura. Che fortuna, quella stronza.

Nuotando verso la prima stazione di decompressione, Arik fece del suo meglio per mettersi ripetutamente in contatto con Solin, mentre Megeara continuava a chiamare gli altri con l’interfono.

Nessuna risposta, fatta eccezione per qualche pezzo di metallo che continuava a passare loro accanto volteggiando, man mano che si avvicinavano alla superficie. Niente di meglio che vederti passare accanto la tua vita, sapendo che potrebbe andare anche molto peggio se non ti affretti a riprendere aria.

Raggiunsero la prima bombola, che aveva due respiratori. Prima toccò alle donne, poi a lui e a Scott. Seguirono le corde avanti e indietro, in attesa che i loro corpi si abituassero alla nuova profondità, prima di continuare la risalita.

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