Kenyon Sherrilyn - Dark Hunter 13 - 2007 - La luce della notte by Kenyon Sherrilyn

Kenyon Sherrilyn - Dark Hunter 13 - 2007 - La luce della notte by Kenyon Sherrilyn

autore:Kenyon Sherrilyn [Kenyon Sherrilyn]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, Horror
ISBN: 9788834729090
Google: n3pUrgEACAAJ
editore: Fanucci
pubblicato: 2015-12-14T23:00:00+00:00


«È vero. Ma nei sogni è più forte di quanto non lo sia qui. Ha molta più esperienza di te nel manipolare quel regno. Se lo uccidi senza conoscere il suo punto debole, si rigenererà. Se lui ti uccide lì, morirai.»

Aidan le scostò i capelli dal volto prima di sorridere, poi la baciò. «Non ho detto che era un piano perfetto, ma è l’occasione migliore che abbiamo. Inoltre, ho un’idea davvero buona...»

«Cioè?»

Le rispose con un altro bacio torrido. «Aspetta e vedrai, signora dei sogni. Sfrutteremo il vantaggio della squadra che gioca in casa.»

6

Leta si trovava sul precipizio più elevato della montagna più alta dell’Isola Evanescente. Teneva in mano una fiala di siero soporifero che aveva preso in prestito da suo zio Wink, l’uomo del sonno.

Con essa, lei e Aidan sarebbero rimasti bloccati nel regno dei sogni e Dolor non sarebbe riuscito a cacciarli fuori. Il piano di Aidan era molto rischioso...

Non avrebbe dovuto preoccuparsi. Non sarebbe nemmeno dovuta riuscire a preoccuparsi, ma, mentre se ne stava lì a fissare le onde dell’oceano infrangersi sugli scogli sottostanti, si rese conto di essere preoccupata eccome. Il dolore di Aidan non si era limitato ad accendere le sue emozioni e i suoi poteri ma le aveva toccato il cuore.

Era passato molto tempo dall’ultima volta che aveva provato tenerezza allo stato puro. Non voleva perderla di nuovo. Non voleva perdere Aidan. Per lei non era solo un incarico.

Era molto di più.

Non riusciva proprio a capire come fosse possibile. Si conoscevano solo da un giorno umano e l’incontro era avvenuto nei suoi sogni. Tuttavia lo conosceva su un piano che sfidava la logica. La sua anima lo percepiva.

E non voleva lasciarlo andare o, peggio ancora, vederlo morire come la sua famiglia. Non poteva sopportare di rivivere quell’esperienza.

Tirando indietro il capo, lasciò che la brezza salata placasse l’inquietudine dentro di sé. La fiala gravava nella sua mano come un pesante pezzo di ferro. Non voleva commettere un errore.

Intrappolare Aidan nel mondo dei sogni avrebbe potuto ucciderlo.

Lui era sicuro che fosse il modo migliore di sconfiggere Dolor. Ma lei non ne era così certa. Dolor sapeva essere astuto e, soprattutto, era micidiale. Aidan era coraggioso, non c’erano dubbi.

Purtroppo, però, non sempre si vincevano le battaglie con il coraggio.

«Dammi forza» sussurrò alla brezza leggera che svolazzava intorno a lei. Nei recessi della sua mente, vide il massacro della sua famiglia. Nulla poteva attenuare quel dolore. Nulla.

Ma, perlomeno, quel dolore le dimostrava di essere viva. Non era completamente vuota e priva di sentimenti.

Chiudendo gli occhi, cercò di convogliarlo nella collera. Aidan aveva ragione. Era l’unico modo di farvi fronte. E, tuttavia, al solo pensiero di Aidan la sua collera si affievolì e venne sopraffatta da uno strano senso di pace.

«Leta?»

Si voltò al suono della voce di M’Adoc dietro di lei. Portava una camicia bianca larga e un paio di pantaloni bianchi. I capelli neri gli si increspavano gradevolmente intorno al volto mentre le si avvicinava pian piano.

«Che cosa ci fai qui?» gli chiese.

«Ho saputo che hai chiesto il siero a Wink.»

Lei annuì.

Scorse una profonda comprensione nei suoi occhi azzurri mentre il suo sguardo la teneva avvinta.

«È una mossa coraggiosa chiamare Dolor. Altamente rischiosa.»

Leta non voleva che lui venisse a conoscenza della sua insicurezza. Essendo uno dei capi degli dèi dei sogni, era moralmente obbligato ad avvertire Zeus se c’era la possibilità che un Cacciatore di sogni riacquistasse le proprie emozioni. Era una cosa che lei non poteva permettere. «I codardi non vincono mai.»

M’Adoc piegò il capo al suo indirizzo in segno di rispetto, come se fosse d’accordo. «A proposito, devo avvisarti che non percepisci le emozioni di Aidan.»

Uno strano brivido di inquietudine le percorse la spina dorsale. «Cosa intendi dire?»

Lui si protese verso il basso per sussurrarle sommessamente in un orecchio: «La maledizione di Zeus si sta indebolendo. Ogni anno riacquistiamo sempre più emozioni.»

Leta impallidì di fronte a quella rivelazione e alle sue implicazioni. «Lui lo sa?»

M’Adoc scosse il capo. «E non possiamo nemmeno permetterci di lasciarglielo scoprire. Ci tempesterebbe con tutte le saette che possiede.»

Leta venne attraversata dall’angoscia quando rammentò l’ultima volta che Zeus era venuto a cercarli. La sua vista era ancora offuscata dal sangue versato quel giorno e in quelli seguenti quando Zeus aveva ordinato che tutti venissero percossi e privati delle loro emozioni.

Era stato un momento difficile per tutti.

«Pensavo che facesse parte del tuo dovere riferirglielo.»

M’Adoc le rivolse uno sguardo duro. Freddo e determinato. «Non tradisco la mia famiglia.»

Quelle parole le alleggerirono il cuore. Sapeva meglio di chiunque altro che diceva sul serio. Le aveva già dimostrato la serietà delle sue intenzioni. «Posso fidarmi di quello che provo?»

Il fratello le rivolse un lievissimo cenno del capo. «Ma ricordati di non darlo a vedere. Altre vite sono a repentaglio oltre alla tua. Sono uno dei tre prescelti per denunciare chi inizia a provare emozioni e, se Zeus scoprirà mai che non ho adempiuto al mio compito, non avrà pietà di me.»

Come se lei fosse così fredda... Peccato che gli altri non fossero altrettanto fidati. «Non temere, fratello, non ti tradirei mai.»

«Lo so. È per questo che sono venuto a parlare con te. Volevo che sapessi che tutte le emozioni che provi ti appartengono. Non voglio che tu finisca nei guai per questo.»

«Grazie.»

M’Adoc piegò il capo al suo indirizzo prima di indietreggiare e sparire.

Leta rimase lì a rigirarsi tra le mani la fialetta di siero viola. Allora, quanto aveva condiviso con Aidan non era stato una farsa. Non si era trattato di emozioni che lei aveva attinto da lui.

Si trattava della sua determinazione. Della sua compassione.

Del suo cuore.

Grata di ciò, sorrise. Baciando l’ampolla che teneva in mano, tornò in un lampo nella baita, dove Aidan era seduto davanti al fuoco che doveva aver acceso nel camino dopo che lei se n’era andata.

Aveva una strana espressione. Era cupo, ma in profondità c’era qualcosa che non c’era stato prima.

«È tutto a posto?»

Lui annuì senza guardarla. «Domani è la vigilia di Natale.»

«Lo so.» Si guardò intorno nella stanza completamente priva di segni dell’imminente festività umana a cui aveva assistito nella Sala degli Specchi. «Dovremmo procurarci un albero?»

Lui sbuffò come se il solo pensiero lo ferisse. «Quando ero piccolo, mia madre ci faceva vedere quel film degli anni Cinquanta, Lo schiavo dell’oro, e poi, dopo la sua morte, mio zio infilava tutti gli anni nel videoregistratore S.O.S. fantasmi con Bill Murray mentre addobbavamo l’albero. Conosci la storia?»

Leta scosse il capo mentre si sedeva accanto a lui.

Aidan distolse lo sguardo da lei per fissare il fuoco scoppiettante. «In sostanza è la storia di un avaro di nome Scrooge. All’inizio, è arcigno e inflessibile. Odia il Natale e si rifiuta di festeggiarlo.

«Scrooge viene rimproverato per essere così egoista e, in risposta, esclama: ‘ Uff, sciocchezze!’

Poi, nel corso della notte, Scrooge riceve la visita dei tre fantasmi dei Natali del passato, del presente e del futuro che gli mostrano i suoi errori. Il mattino seguente, si sveglia riposato e fiducioso nella sua nuova vita all’insegna della generosità. Getta delle monete agli orfani in strada e dona regali e cibo alla famiglia del suo impiegato, Bob Cratchit.» Le rivolse un’occhiata dura e severa. «Ma sai, anche da bambino, c’era qualcosa in quei film che mi irritava sempre.»

«Cioè?»

«Perché Scrooge era Scrooge. Nessuno ha mai spiegato in modo davvero soddisfacente cosa l’avesse reso così spilorcio. Ma quel raccontino natalizio consolatorio non mi ha mai abbandonato e, per tutta la vita, ho desiderato essere l’uomo in cui si era trasformato Scrooge: sempre generoso con le persone bisognose. Sai che nel giro di un anno ho donato in via anonima più di un milione di dollari a un ente benefico? Mia madre mi ha insegnato che non si dovrebbero sbandierare le buone azioni. Si compiono perché stanno a cuore e non si dovrebbe mai ricavare nessun tipo di beneficio da quei gesti perché ciò li sminuirebbe.»

Leta sorrise a quelle parole. L’affermazione di sua madre racchiudeva una grande verità. «Posso capire il suo punto di vista.»

Aidan annuì. «Anch’io ero d’accordo. Ma una cosa che mi ha fatto capire mio fratello è che non si possono gettare le perle ai porci. Credo che sia per questo motivo che mia madre insisteva perché si donasse in forma anonima. Non appena qualcuno si accorge che sei gentile e generoso, ne approfitta subito. A quanto pare, tutti confondono la gentilezza con la debolezza e la generosità con la stupidità.»

«Come hai fatto a capirlo?»

Lui sospirò. «Mio fratello mandò mio nipote da me in cerca di lavoro quando Ronald andava ancora alle superiori. Donnie mi disse che non poteva permettersi le rette della scuola privata di Ronald e mi chiese se il ragazzo poteva lavorare part-time per me mentre andava a scuola. Come uno stupido accettai e, anche se allora non avevo molti soldi, iniziai a pagare le sue rette. Sei anni dopo, Donnie venne a dirmi che stava per divorziare e che la moglie gli avrebbe portato via tutto. Avrebbe perso la casa, l’automobile, tutto. Mi disse che non voleva l’elemosina, ma voleva sapere se avevo del lavoro da fargli sbrigare.»

«Quindi lo assumesti.»

Tutte le emozioni defluirono dal volto di Aidan, fatta eccezione per la torsione severa delle labbra.

Ciononostante, Leta riuscì a sentire l’amarezza ardere dentro il suo cuore. «Sì.



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