L' Assassino ha lasciato la firma by Ed McBain & Gli Oscar Gialli

L' Assassino ha lasciato la firma by Ed McBain & Gli Oscar Gialli

autore:Ed McBain & Gli Oscar Gialli [McBain, Ed & Gialli, Gli Oscar]
La lingua: ita
Format: epub
Amazon: B00ALX8346
editore: Mondadori
pubblicato: 1986-10-15T00:00:00+00:00


Quel pomeriggio, Miguel aveva in tasca la rivoltella. Quando uno dei Grover anziani, Rafael Desanga detto Rip, era andato a riferire che un tale stava facendo il furbo e si era messo a chiedere questo e quello, Miguel si era unito ai compagni che avevano deciso di dare una lezione al furbastro.

Il furbastro, o meglio, l'uomo che ì ragazzi avevano preso per lui, si era visto assalire e aveva messo mano alla rivoltella. Allora, Miguel aveva tirato fuori la sua .22 e aveva sparato.

Bert Kling era stato ferito, ma non era il furbastro. Per sfortuna del ragazzo, era invece un poliziotto. Perciò, adesso Miguel Aretta era al carcere dei minorenni dove alcuni magistrati stavano cercando di capire esattamente com'era andata, allo scopo di presentare lealmente il caso del ragazzo quando questi fosse stato giudicato dal Tribunale Speciale.

Miguel Aretta aveva quindici anni, e si poteva arrivare alla conclusione che, data l'età, non sapesse ancora distinguere il bene dal male.

Il vero furbastro, un giornalista che si chiamava Cliff Savage, aveva trentasette anni, e lui avrebbe dovuto essere in grado di distinguere meglio.

E invece no.

20

Alle quattro del pomeriggio del giorno seguente, quando uscì dal distretto, Carella trovò Savage ad aspettarlo.

Il giornalista indossava un abito marrone, di seta, con cravatta gialla; il suo cappello di paglia, pure marrone, era adornato da un nastro in tinta con la cravatta. — Salve! — disse, spuntando da dietro l'angolo.

— Cosa volete? — chiese Carella.

— Siete un agente investigativo, vero? — chiese Savage. — Se dovete sporgere qualche denuncia, rivolgetevi al sergente di servizio. Io sto andando a casa — rispose Carella.

— Mi chiamo Cliff Savage.

— Ah — disse Carella e guardò il giornalista con espressione dura.

— Fate parte anche voi della Confraternita? — chiese Savage.

— Quale Confraternita?

— Quella contro Savage dottor Cliff.

— Sono dottore anch'io — disse Carella.

— Davvero?

— No — disse Carella, e si avviò alla macchina. Savage lo seguì. — Volevo sapere se ce l'avevate con me, anche voi — disse.

— Avete ficcato il naso nel barattolo sbagliato — ribatté Carella. — A causa di ciò, un poliziotto è finito all'ospedale e un ragazzo di quindici anni è in carcere in attesa del processo. Cosa dovrei fare secondo voi? Darvi una medaglia?

— Se un ragazzo spara a una persona, si merita di finire in tribunale — ribatté il giornalista.

— Forse non avrebbe sparato a nessuno se voi aveste tenuto il naso a casa vostra!

— Io sono un cronista. L'inchiesta è il mio mestiere.

— Il tenente, a quanto mi ha detto lui stesso, aveva già discusso con voi l'ipotesi che i responsabili della morte dei due poliziotti fossero stati i ragazzi di una banda. E vi aveva spiegato che, secondo lui, questa possibilità era da scartare. Ma voi avete insistito e siete andato a ficcare le dita nel vespaio. Vi rendete conto che Kling poteva restare ucciso?

— Ma è stato solo ferito. E voi vi rendete conto che potevo venire ucciso io?

Carella non fece commenti.

— Se voialtri della polizia collaboraste di più con la stampa... — riprese il giornalista.



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