L' ultima Tentazione by Nikos Kazantzakis

L' ultima Tentazione by Nikos Kazantzakis

autore:Nikos Kazantzakis [Kazantzakis, Nikos]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-03-25T12:16:11+00:00


“E a che cosa pensavi?”

“A Dio. A nient’altro che a Dio, Maria. E tu?”

Maria non rispose, ma il suo cuore era pesante. Marta udiva il dialogo, mormorava, sospirava, ma si tratteneva. Taceva, ma alla fine non resistette.

“Maria e io”, ella disse, e la voce le si era fatta roca, “Maria e io e tutte le donne del mondo che non hanno un marito pensano a Dio, stai pure tranquillo. Lo tengono sulle loro ginocchia come un uomo.”

Gesù abbassò la testa e ammutolì. Marta tolse la marmitta dal fuoco, la cena era pronta. Andò a prendere in cantina le scodelle di terracotta per servire la minestra.

“Voglio confessarti una cosa alla quale pensavo un giorno in cui stavo tessendo.” Maria parlava a bassa voce, affinché la sorella, dalla cantina, non potesse udirla. “Anch’io pensavo a Dio, quel giorno, e gli ho detto: ‘Mio Dio, se un giorno Tu accettassi di entrare nella nostra umile casa, Tu saresti il padrone e noi le visitatrici’. E poi…” Le venne un nodo alla gola e tacque.

“E poi?” riprese Gesù, chinandosi per udire.

Comparve Marta con le scodelle.

“Niente”, mormorò Maria, alzandosi.

“Venite, andiamo a mangiare”, disse Marta. “Gli anziani non tarderanno, non devono trovarci ancora a tavola.”

Si inginocchiarono tutti e tre, Gesù prese il pane, lo alzò in alto e recitò la preghiera con tanto fervore e passione che le due sorelle, sorprese, si girarono e lo guardarono. E, vedendolo, ne furono spaventate. Il suo viso risplendeva e dietro alla sua testa l’aria era diventata di fuoco e vibrava.

Maria fece un gesto con la mano.

“Signore”, disse “tu sei il padrone qui e noi le visitatrici. Ordina!”

Gesù abbassò la testa per celare il suo turbamento. Era il primo richiamo, la prima anima che lo riconosceva.

Stavano alzandosi da tavola quando, sulla porta, apparve un’ombra: un vecchio gigantesco stava ritto sulla soglia. Aveva una barba lunga quanto un fiume, un’ossatura potente, braccia solide, il petto villoso dai peli di ariete. Aveva un bastone ricurvo, più alto di lui, che non gli serviva per appoggiarsi ma per picchiare e mettere gli uomini al passo.

“Vecchio Melchisedech”, dissero le due ragazze chinandosi, “che tu sia il benvenuto in casa nostra.”

L’uomo entrò, liberò la soglia e apparve un altro anziano, molto vecchio, magro, con una lunga testa cavallina, sdentato; ma i suoi occhietti lampeggiavano e non si riusciva a sostenere a lungo il suo sguardo. Si dice che il serpente nasconde il veleno dietro ai suoi occhi; lui, dietro ai suoi occhi, aveva il fuoco. E, dietro al fuoco, un cervello ritorto e perverso.

Le ragazze s’inchinarono e gli dettero il benvenuto ed egli, a sua volta, entrò. Dietro a lui apparve il terzo vecchio, cieco, piccolo, e grasso. Tendeva il suo bastone davanti a sé, era il bastone che aveva gli occhi e che lo guidava senza sbagliarsi. Amava scherzare, era un brav’uomo. Quando giudicava i contadini, non aveva l’animo di castigarli. “Non sono Dio”, diceva, “colui che giudica sarà giudicato. Riconciliatevi, figlioli, perché non voglio storie nell’altro mondo.” Alcuni dicevano che era pazzo, altri



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