La ballata del mangiatore di cervella. Kris, Lacan e l'eredità freudiana by Sergio Benvenuto

autore:Sergio Benvenuto [Benvenuto, Sergio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Orthotes
pubblicato: 2020-10-15T00:00:00+00:00

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59 Anche FINK (Lacan to the Letter, cit., p. 57) ammette che si tratta di un’interpretazione “molto creativa” da parte di Lacan.

60 E II, 76. S, 595.

61 S. FREUD, Significato opposto delle parole primordiali (1910), OSF, 6. GW, 8.

62 E II, 77. S, 595.

63 Ad esempio, nel seminario sul transfert: Se8, 147.

15. La zattera delle vergini magre

M

a cosa pensava esattamente dell’anoressia mentale Lacan a quell’epoca?

Nel seminario del 1957, “La relazione oggettuale”, Lacan aveva detto:

L’anoressia mentale non è non mangiare, ma non mangiare niente. Insisto – questo vuol dire mangiare niente. Niente è qualcosa che esiste sul piano simbolico. Non è un nicht essen, ma un nichts essen. Questo punto è indispensabile per capire la fenomenologia dell’anoressia mentale. Si tratta per la precisione che il bambino mangia niente che è altra cosa dalla negazione dell’attività.64

Insomma, l’anoressia non è negazione, eliminazione, della pulsione orale, ma il suo trionfo. Solo che per Lacan le pulsioni sono strutturate dal simbolico, per cui solo grazie al simbolico un niente può divenire oggetto, un qualcosa. Come lo zero in matematica, o l’insieme vuoto nella teoria degli insiemi. L’anoressica si fa scorpacciate di nulla.

Potremmo anche dire che l’anoressia è come la paura della morte. I filosofiantichi avevano detto che non bisogna temere la morte, tanto la morte è nulla per chi è morto; “se c’è la mia morte, io non ci sono”. Ma non coglievano il punto. Non è che l’angoscia di morire è aver paura di nulla, è paura di qualcosa di preciso: del Nulla. Il Nulla ci minaccia, ci devasta. E difatti nessun ragionamento epicureo ha mai attutito la nostra paura di quel nulla che è la morte. La morte non è un nonnulla, ma Cosa che ci minaccia. Nel caso dell’anoressica, il nulla è invece ciò che la fa godere.

L’idea di fondo di Lacan, all’epoca, sembra essere questa: l’anoressica digiuna – ovvero “mangia il niente” – per preservare il proprio desiderio. Rispetto a una madre che ingozza la figlia per mostrare così il proprio amore, la figlia si salva come soggetto, ovvero come desiderante, mangiando nulla, significando così la sua domanda d’amore. Scrive Lacan:

Ma il bambino non si addormenta sempre così in seno all’essere, soprattutto se l’Altro che ha anch’egli le sue idee sui suoi bisogni, vi si immischia, e al posto di quel che [l’Altro] non ha, lo ingozza con la zuppa soffocante di quel che ha, ovvero confonde le sue cure con il dono del suo amore.

È il bambino che viene nutrito con più amore quello che rifiuta il cibo e gioca col suo rifiuto come con un desiderio (anoressia mentale).65

Anche qui Lacan devia da un’idea diffusa tra analisti: che la madre della futura anoressica, del bambino che non mangia, non ami veramente il figlio o la figlia, mascherando la mancanza d’amore riempiendo il bambino di cure che rispondono ai suoi bisogni ma non ai suoi desideri. Invece – sembra dire Lacan – l’Altro (la madre) può amare davvero la sua creatura; il punto è che fornire cure non è offrire il dono dell’amore.

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