La bellezza è un malinteso by Sandrone Dazieri

autore:Sandrone Dazieri [Dazieri, Sandrone]
Format: epub, mobi, azw3
ISBN: 9788852011207
editore: Mondadori

26

L’alba rischiara viale Ungheria, ai lati della strada gli ambulanti preparano i banchi del mercato settimanale in un viavai di camion e carrelli. Io ho aperto gli occhi trovandomi seduto su un panettone ribaltato a pochi metri dall’edicola, e mi sento davvero di merda. Non so se riuscirò a rialzarmi o se morirò qui, gelato come il mio culo a contatto con il cemento, anche se il dolore è meno intenso di quando mi sono addormentato da Lamberto dieci ore fa. Merito del Toradol che il mio Socio si è procurato chissà dove – ne ho trovato un flacone in tasca – ma che mi ha riempito la testa di cotone bagnato.

Una coppia di vecchi cammina infagottata fino alle orecchie, portando a pisciare un paio di carlini deformi. «Ha bisogno di qualcosa?» mi chiede lui, con gentilezza d’altri tempi.

«A posto, grazie» rispondo cercando di apparire sincero. Lui si tocca la tesa del cappello di feltro, poi torna a dare il braccio alla donna e ricomincia a camminare. Mi piace questo quartiere, popolare fino al midollo. Negli anni Settanta ci venivano i malavitosi a comprare le armi e negli Ottanta i tossici a comprare l’eroina. Oggi i condomini grigi e tristi sono abitati quasi esclusivamente da vecchi e immigrati che ne hanno viste di tutti i colori. Anche se indosso un cappotto macchiato di sangue secco e ho la faccia distrutta, riesco a passare quasi inosservato.

Torno a guardare casa mia, stringendo gli occhi miopi. Da dove mi trovo riesco a vederne il cancello, spiando attraverso i jeans appesi al banco di fronte a me. Non si muove nulla. Nessun cattivo con il SUV, nessun poliziotto con la maschera di plastica.

Tiro un bel respiro e mi alzo. Poi appoggiandomi di quando in quando al muro, striscio sino all’auto di Simone parcheggiata qualche centinaio di metri più avanti. Lui è dentro, nella posizione tipica della “posta” lunga, con il sedile tirato indietro e i piedi appoggiati al cruscotto, che toglie rapidamente quando mi pianto davanti al finestrino e gli busso sul vetro. Simone si raddrizza di scatto e spalanca la portiera.

«Cazzo! Non ti avevo riconosciuto. Pensavo che fossi un barbone.»

«Non è che ti sei sbagliato di tanto. Fammi entrare, va.»

Lui sblocca la portiera sul lato passeggero lasciando che mi infili dentro a godermi il calduccio. Mi guarda con compassione.

«Ti hanno conciato per bene» dice guardandomi con attenzione.

«Tutta scena. Qui si è mosso qualcosa?»

«Niente di niente.»

«Bene.» Giro la bocchetta dell’aria calda sul mio viso. Non sentivo più le orecchie. Ahh…

«Vuoi spiegarmi che cosa è successo o devo fare domanda scritta?» chiede Simone.

«È complicato» rispondo.

«Allora entriamo in casa» dice. «Così mi racconti tutto.»

«Non ancora.» Il mio cancello si apre per la prima volta da quando sono lì e lascia passare uno dei miei vicini, con loden e trolley. Fa il consulente non so per quale azienda. Un consulente vero, non come me, sempre in giro fra meeting e briefing. Il taxi che deve recuperarlo sbuca dopo un paio di minuti dalla foschia del fondostrada.

Simone scalpita. «Stiamo aspettando ancora qualcosa?»

«C’è mia moglie là dentro» dico.

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