La bibliotecaria di Saint-Malo by Mario Escobar

La bibliotecaria di Saint-Malo by Mario Escobar

autore:Mario Escobar [Escobar, Mario]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2021-08-02T22:00:00+00:00


Capitolo 27

Amante e morte

Saint-Malo, 22 luglio 1941

Céline venne rinchiusa nel castello fortificato di Saint-Malo insieme a Klaus e Honoré; nessuno di loro fece il mio nome o quello di Pierre. Klaus fu fucilato per tradimento pochi giorni dopo, mentre i miei altri due amici vennero trasferiti a Berlino. Hermann si sbarazzò del corpo di Alfred; ero sicura che nessuno avrebbe sentito la sua mancanza.

Quella sera tornai a casa tremando. Antoine stava un po’ meglio. Non lasciai il suo capezzale neanche per una sola ora in quei giorni. Intuivo che non ci restava più molto tempo. Per l’ennesima volta la vita si stava prendendo gioco di me, derubandomi di ciò che desideravo di più al mondo.

«Per favore, puoi leggere un po’ per me?», mi domandò Antoine. Il sole stava calando all’orizzonte e il mare sembrava calmo.

«Certo», risposi con un groppo in gola. Presi il libro e incominciai a leggere piano sapendo che, quando avessi smesso, lui non sarebbe stato più al mio fianco. La mia voce era triste e monocorde, quasi del tutto priva di sfumature o intonazione, una lenta litania simile ai sussurri che il vento genera quando passa attraverso le foglie degli alberi. Di tanto in tanto lo guardavo per controllare che fosse ancora con me. Lui faceva lo sforzo di sorridermi. I suoi occhi brillavano e per un istante tornava a essere l’uomo che era sempre stato, il giovane di cui mi ero innamorata, la persona che aveva salvato la mia esistenza da un esilio monotono e insignificante. Dopo la morte dei miei genitori avevo rifiutato di essere felice, ma Antoine mi aveva riportato in vita.

«La gente non vuole morire. Nemmeno io voglio morire, ma mi sento soddisfatto di averti incontrato… che Dio ci abbia permesso di fare un breve tratto di strada insieme. Non sono mai stato così felice come tra le tue braccia. Tu sei il mio focolare, la mia casa, tutta la mia vita».

Quelle parole mi trafissero il cuore. I miei occhi si offuscarono per le lacrime e io mi lasciai sfuggire un breve sospiro.

«Prego Dio di proteggerti. Perdonami se in questi ultimi mesi non ho saputo valorizzare il nostro amore. Mi sentivo confuso e arrabbiato. Non ero pronto a morire, non perché avessi paura o ansia, ma perché per me era difficile lasciarti. Il mondo è impazzito e tu mi sembravi l’unica cosa sana per cui valesse la pena vivere. Ho visto molti uomini cadere al mio fianco al fronte. I proiettili sibilavano da tutte le parti e colpivano i miei compagni, lasciandomi illeso. Mi sono chiesto più volte perché in molti sono morti, mentre io sono ancora qui. Che senso ha? Ora lo so: nessuno. Fa parte dell’esistenza. Ma voglio credere che ci sia qualcosa di più grande, che la bellezza, che secoli di conoscenza umana e le buone azioni non svaniranno».

«Non sforzarti troppo», lo implorai. Volevo allungare ogni singolo secondo insieme a lui, strapparlo alla morte ancora per un po’ di tempo.

«Non ci resta che dirci addio. Sono grato di essere cosciente e lucido.



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