La casa delle tenebre by Jo Nesbø

La casa delle tenebre by Jo Nesbø

autore:Jo Nesbø [Nesbø, Jo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2023-10-16T12:00:00+00:00


Capitolo 20

Vanessa, Victor e io ci avvicinammo in punta di piedi alla casa mentre tenevo d’occhio la grande finestra sotto le corna di Satana. Era buio e non vidi nessun viso.

Quando arrivammo alla porta d’ingresso udii Vanessa e Victor fermarsi dietro di me. Mi voltai.

– Noi non entriamo, – bisbigliò Vanessa.

– Come? Ma se avete detto di voler entrare anche voi per vedere se c’era qualcosa da rubare.

– Ci abbiamo ripensato, – rispose lei.

Non c’era tempo per discutere, e dalle loro espressioni determinate capii che sarebbe stato inutile. Perciò afferrai la maniglia e tirai a me con tutte le mie forze. La porta si aprí con uno strappo, e un indefinito fetore umido di putrefazione e morte mi assalí.

– Aspetta, – bisbigliò Vanessa. – Le chiavi dell’auto.

Mi voltai di nuovo verso di loro. Victor aveva estratto il coltello.

– Subito, – disse.

– Tanto per sicurezza, nel caso non dovessi piú uscire, – aggiunse Vanessa con una specie di sorriso contrito.

Infilai la mano in tasca e le diedi le chiavi. Tanto, non potevano scappare con un’auto senza benzina.

Poi entrai nella villa da solo.

Il chiaro di luna si riversava all’interno dalla grande finestra illuminando l’atrio di una luce magica, quasi irreale. Intanto doveva essersi formata una corrente d’aria, perché delle foglie secche cominciarono a raspare il pavimento, e all’improvviso udii uno schianto fortissimo alle mie spalle. Il vento aveva richiuso la porta.

Trattenni il respiro e stetti in ascolto. Lo schianto aveva svegliato qualcuno? Udii soltanto lo stesso sgocciolio dell’ultima volta. E uno scricchiolio, come se qualcuno attraversasse un assito in punta di piedi, però il rumore veniva da sotto il pavimento. Lo fissai. Probabilmente era solo la mia impressione, ma mi parve che le assi si muovessero qua e là. Diedi un’occhiata in giro. Nulla sembrava cambiato dall’ultima volta. Eccetto la porta della stanza in cui dormivano i pipistrelli. Non ricordavo che l’avessimo chiusa prima di andare via e adesso era accostata.

Raggiunsi il pianoforte a coda distrutto e la catasta di mobili, svitai il tappo della tanica e ci versai sopra metà del suo contenuto. Poi la svuotai sul pavimento. Tirai fuori la scatola di fiammiferi. Mentre ne accendevo uno udii un sospiro profondo, come quando sollevi un piede da un terreno paludoso. Mi guardai rapidamente intorno. Poi lanciai il fiammifero, e subito si alzarono le fiamme. Fissai ammaliato il fuoco correre lungo l’assito e lambire la carta da parati.

Uno schiocco simile a un colpo di pistola si levò dal pianoforte, seguito da una nota alta. Poi un altro sparo e una nota un po’ piú bassa, e capii che le corde si stavano spezzando. Una fiamma altissima si levò appena il fuoco arrivò al quadro rovinato, che prima si accartocciò e poi si tese per effetto del calore. Come se le fiamme avessero bruciato gli strati di sporcizia, l’umidità e le ragnatele lasciate dal tempo e dall’oblio, emerse un ritratto. Un uomo con indosso un costume del tipo che avevo visto in un libro nella biblioteca, quello che parlava di Amleto. Quindi, forse il quadro aveva centinaia di anni.



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