La cattedrale dei morti by Marcello Simoni

La cattedrale dei morti by Marcello Simoni

autore:Marcello Simoni
La lingua: ita
Format: azw3, epub
pubblicato: 2015-12-18T23:00:00+00:00


Vitale fu obbligato ad assistere all'interrogatorio di Severino finché non fu confermato che era stato proprio lui a recarsi nella Biblioteca Vaticana per rubare la mappa del Martini. Ma il diacono non rivelò il motivo della propria azione e si dichiarò estraneo ai terribili delitti di quegli ultimi giorni. Era chiaro che avesse agito in vece di terzi, e tuttavia l'uditore di grazia e giustizia accondiscese alla richiesta del cardinal legato di chiudere il caso con la sola condanna di Severino.

Mentre veniva trascinato via dai gendarmi, il diacono puntò lo sguardo verso Vitale e in un improvviso slancio di rabbia cercò di liberarsi per scagliarsi contro di lui. Ma non fu abbastanza veloce e tantomeno forte da riuscire in quell'intento. Le guardie lo trattennero per le braccia con una tale violenza da strappargli un grido di dolore. Allora non gli rimase altro che offenderlo ripetutamente, sputandogli contro tutto il veleno che aveva dentro.

Vitale distolse lo sguardo da quel pietoso spettacolo e, finalmente libero di allontanarsi, prese congedo dagli assisi. Desiderava ringraziare i propri amici al più presto e soprattutto dare spiegazioni a Lucrezia. Ma una voce alle sue spalle lo trattenne e, voltatosi, si trovò di fronte al legato apostolico.

«Venite», gli disse il Pamphilj. «Parliamo in un luogo appartato».

Il giardino del palazzo apostolico era completamente deserto. Vitale si rammentò di quando, due giorni prima, vi si era recato con ben altra disposizione d'animo. Allora era inconsapevole di molte cose e gli interessava soltanto comprendere il legame tra la morte del suo maestro e l'iscrizione di Caio Vesidieno Basso.

«Vi siete difeso in modo eccellente». La voce del cardinal legato lo riportò alla realtà dei fatti. «Ma mi domando se siate stato completamente sincero».

«Nel modo più assoluto, eminenza», mentì il giovane.

«E tuttavia, avete preferito tacere il secondo nome della lista».

«Vedendovi usare la stessa precauzione, ho ritenuto di essere nel giusto».

«Avete fatto bene», si compiacque il Pamphilj. «Sarebbe stato imbarazzante se si fosse saputo che Severino de Pretis si era recato in Vaticano insieme al vescovo Berioli, e che probabilmente ha agito su sua indicazione. Sua eccellenza è un uomo ambizioso e contava di ritrovare il ninfeo per guadagnare credito agli occhi del pontefice. Era talmente motivato da aver corrotto le guardie svizzere, coinvolgendo addirittura il rettore e il Lamberti. D'altronde, immagino sappiate che la vicenda conduca al suo legame con l'accademia degli Assorditi».

Vitale si adombrò. «Mi aveva sfiorato il pensiero».

«Resta tuttavia da sapere che fine abbia fatto il sergente, e chi fosse il suo mandante».

«Lo ignoro, eminenza».

«Sarà bene per voi che continuiate a farlo». Il tono del cardinal legato lasciò trapelare una minaccia, e per un attimo l'aria invernale parve diventare ancor più gelida. «A tal riguardo, signor Federici, ho disposto che vi allontaniate quanto prima da Urbino. Andrete a Roma, presso una nobile casata di mia fiducia che si prenderà cura di voi, e che forse vi offrirà altre occasioni di dimostrare il vostro incredibile acume».

Vitale fece un passo indietro. «Ma io non...».

«E' per il vostro bene», insistette il Pamphilj, fissandolo dritto negli occhi.



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