La classe politica by Gianfranco Pasquino

autore:Gianfranco , Pasquino [Pasquino, Gianfranco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Politica, Farsi un'idea
ISBN: 9788815228628
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2010-10-14T22:00:00+00:00

Eccesso di parlamentari

Per quanto nessun parlamento debba essere assimilato nella sua esistenza e nel suo funzionamento a un’azienda e valutato in base alla produttività dei suoi componenti, appare evidente che il numero degli addetti ai lavori, ovvero dei parlamentari, costituisce una variabile importante per spiegare la funzionalità complessiva dell’istituzione. Un discorso simile vale per tutte le assemblee elettive nell’ambito di un sistema politico. In termini approssimativi, ma sufficientemente indicativi, il numero dei parlamentari non deve essere troppo limitato poiché, altrimenti, alcuni essenziali compiti di rappresentanza delle preferenze degli elettori e di controllo sulle attività dell’esecutivo, da intendersi non soltanto come governo, ma anche come apparati burocratici, non potrebbero essere svolti.

Quanto più esteso è l’ambito di operatività dell’esecutivo e dei suoi apparati tanto più necessario è che i parlamentari siano sufficientemente numerosi da poterne controllare e valutare l’operato. È evidente che 100 parlamentari non sono mai sufficienti a meno che non siano coadiuvati, come è il caso dei senatori degli Stati Uniti, da ampi staff di collaboratori stipendiati a spese del contribuente – un modo surrettizio di espandere in maniera meno visibile e meno controversa i confini della classe politica (e, infatti, la classe politica parlamentare italiana si è attribuita appositi, e poco controllabili, fondi per l’assunzione di cosiddetti portaborse spesso utilizzandoli per compiti poco documentati e ancor meno monitorati).

Al contrario, appare improbabile che la funzionalità di un parlamento cresca al crescere del numero dei suoi componenti. Questo numero dovrebbe, comunque, essere commisurato all’elettorato per ragioni di rappresentanza del collegio e di mantenimento di rapporti decenti con gli elettori dopo la elezione, soprattutto laddove le organizzazioni di partito siano troppo leggere, evanescenti e, addirittura, inesistenti. Cosicché, è possibile sostenere che una cifra intorno a cinquecento rappresentanti eletti configuri, nel caso di paesi di dimensioni medie come l’Italia, una Camera in grado di assegnare compiti specifici e fattibili ai suoi componenti, offrendo anche adeguate opportunità per una necessaria divisione del lavoro parlamentare e per una sua eventuale specializzazione.

Al di sopra dei 500 rappresentanti circa – si tenga presente che i parlamentari eletti in Italia sono 945 – non soltanto la funzionalità dell’istituzione è destinata a diminuire, anche a causa dell’aumento della frammentazione parlamentare e della inevitabile competizione personale fra i parlamentari stessi, ma l’opinione pubblica percepisce la litigiosità dei parlamentari e ne sente il peso parassitico, mentre non sa spiegarsi, se non con il loro numero eccessivamente elevato, le lentezze e i ritardi dei lavori parlamentari.

Il confronto, che viene spesso fatto per giustificare l’elevato numero dei parlamentari italiani, il più alto al mondo fra i parlamentari democraticamente eletti, con i 635 inglesi e i 656 tedeschi al Bundestag più i 68 rappresentanti del Bundesrat, nominati dai governi dei Länder, non è del tutto appropriato. Non tiene conto, da un lato, della compattezza del sistema parlamentare inglese; dall’altro, della necessità, a fini di rappresentanza, di elevare il numero dei rappresentanti tedeschi in seguito alla riunificazione, per di più in un sistema politico che conta più di 60 milioni di elettori a fronte dei 49 milioni circa di italiani.

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