La divoratrice (QUANTI EINAUDI 35) by Anna Giurickovic Dato

La divoratrice (QUANTI EINAUDI 35) by Anna Giurickovic Dato

autore:Anna Giurickovic Dato [Giurickovic Dato, Anna]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2023-12-01T12:00:00+00:00


Gli altri Quanti

Cibo

M. F. K. Fisher, poetessa degli appetiti secondo Updike, racconta di una figura semiapocrifa che abitava l’immaginario di sua madre, forse una ragazza del sud conosciuta in collegio, il cui peccato capitale consisteva nel non essere capace di far bollire l’acqua. Certo far bollire l’acqua comme il faut, ci spiega poi Mary Frances, è una faccenda complicata: sarebbe meglio sgorgasse pura da una sorgente ed esiste un unico momento in cui è au point, prima non ha raggiunto la temperatura giusta, dopodiché è troppo cotta, proprio come una bistecca o una crêpe suzette. E forse nel dirlo ci sta anche un po’ prendendo in giro. Ma per sua madre, donna d’altri tempi, saper bollire l’acqua era una soglia d’accesso alla realtà, un’attestazione di senso pratico fondamentale per potersi dire consapevoli e adulti. E per prendersi cura degli altri. Tanto che alla frase «Quella non sapeva neppure far bollire l’acqua» seguiva immancabile «Prima di prendere marito». Chi era in grado di farlo poteva provvedere al piú elementare dei bisogni: nell’America ormai civilizzata, ma tutt’altro che prospera, mettere in tavola un pasto era l’equivalente di ciò che per Jack London significava accendere un fuoco nella natura selvaggia.

A bollire l’acqua adesso siamo piú o meno tutti capaci, ma sembriamo averne un po’ smarrito il senso. Ci sono quelli che usano rigorosamente il Roner e cuociono solo sottovuoto e a bassa temperatura, oppure quelli che preferiscono consumare ogni cosa cruda, al massimo centrifugata. Ci aggiriamo confusi, tra chi non può piú fare a meno di impiattare – parola che l’Accademia della Crusca si è rassegnata ad accettare prima del correttore automatico di Microsoft –, e chi pur di vivere un po’ piú a lungo è disposto a credere al detox e a scordarsi di avere un corpo. Oggi, in una parte di mondo, il cibo ha smesso di essere qualcosa di cui possiamo godere o di cui sentiamo la feroce assenza, malgrado ci siano altrove milioni di persone per cui è ancora cosí. L’atto di mangiare si è smaterializzato, ha perso quella concretezza che lo legava al desiderio e dunque al mercato, che in fondo è espressione del troppo desiderio dei pochi, dei cannibali direbbe la filosofa Nancy Fraser, assunto a legge indiscutibile a discapito delle vite dei molti. E cosí tra un cooking show e l’altro, tra cuochi veri e improvvisati che imperversano tra le reti, nella rete e nell’etere, ci siamo dimenticati che dietro a un piatto si nascondono piaceri, ossessioni e dolori che affondano le loro radici nella carne di cui sono fatti gli esseri umani e nella materia sociale di cui è fatto il reale. Ossessioni che prendono le sembianze della divoratrice raccontata nel suo Quanto da Anna Giurickovic Dato. O meglio raccontata dalla sua insolita narratrice, una ciambella assai consapevole del proprio io e della realtà che la circonda, al punto da comprendere le ragioni della bulimia della sua «proprietaria», arrivando ad agognare di essere mangiata per provare invano a guarirla da tutte le sue angosce. Arrivando



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