La Dodicesima Carta by Jeffery Deaver

La Dodicesima Carta by Jeffery Deaver

autore:Jeffery Deaver [Deaver, Jeffery]
La lingua: eng
Format: epub
Tags: Fiction, Thrillers, General
ISBN: 9788858643853
Google: xG6Mp5d_7FcC
editore: BUR
pubblicato: 2013-05-22T11:22:50+00:00


21

Sotto la copertura della squadra ESU, due artificieri della Bomb Squad Unit del Sesto Distretto erano accovacciati sul sedile posteriore della Crown Victoria di Roland Bell. Non indossavano le tute antibomba, ma la tenuta protettiva completa per le contaminazioni biochimiche.

Con indosso la sua più sottile tuta di tyvek, Amelia Sachs si teneva a una decina di metri.

«Che cosa abbiamo, Sachs?» chiese Rhyme via radio.

Lei sobbalzò. Poi abbassò il volume. Il segnale radio era collegato con uno spinotto direttamente alla maschera antigas. «Non mi sono ancora av-vicinata», rispose. «Stanno rimuovendo l’ordigno. Cianuro e acido.»

«Probabilmente l’acido solforico di cui abbiamo trovato tracce sulla scrivania», considerò lui.

Un’altra trasmissione, da uno degli uomini della Bomb Squad: «Detective Sachs, abbiamo reso sicuro l’abitacolo. Non ci sono gas, ma i fumi dell’acido possono essere pericolosi».

«Bene, grazie.» Si avviò verso l’auto.

La voce di Rhyme gracchiò di nuovo dalla radio. «Aspetta un minuto…»

Si allontanò dal microfono per un istante. «Sono al sicuro, Sachs. Li hanno portati al distretto.»

«Bene.»

Loro erano le vittime designate del veleno lasciato nella Crown Victoria: Roland Bell e Geneva Settle erano stati molto prossimi alla morte. Ma fortunatamente, al momento di allontanarsi dalla casa della prozia, Bell aveva intuito che qualcosa non tornava sulla scena dell’aggressione a Pulaski.

Barbe Lynch aveva trovato la recluta con la pistola in mano. Ma il Sosco era troppo astuto per lasciare una pistola nelle mani di un poliziotto, per quanto in stato di incoscienza. No, gliel’avrebbe tolta di mano, forse se ne sarebbe appropriato lui stesso. Da questo Bell aveva concluso che in qualche modo doveva essere stato il Sosco a sparare il colpo, lasciando l’arma in mano a Pulaski per trarli in inganno. Lo scopo? Allontanare gli agenti di guardia davanti alla casa. Il motivo? La risposta era ovvia: in questo modo, nessuno avrebbe tenuto d’occhio le auto.

Le portiere della Crown Vic non erano bloccate, pertanto il Sosco avrebbe avuto modo di collocare a bordo un ordigno esplosivo. Perciò Bell aveva preso la Chevy di Martinez e Lynch per portare in salvo Geneva, avvisando tutti di tenersi lontani dalla Crown Vic, fino a quando gli artificieri non l’avessero controllata. La Bomb Squad aveva esplorato l’interno della macchina con le videocamere a fibra ottica, fino a trovare l’ordigno sotto il sedile del guidatore.

Ora toccava a Sachs esaminare le scene: l’auto, il marciapiede, il vicolo in cui Pulaski era stato aggredito. Vi trovò le impronte delle scarpe Bass del Sosco 109, a conferma della sua presenza, e un altro piccolo ordigno di fortuna: il killer aveva preso un proiettile dalla pistola automatica di Pulaski, vi aveva legato una sigaretta accesa con un elastico, lasciando il tutto nel vicolo. Quando si era udita la detonazione, era tornato in strada e aveva lasciato la trappola nell’auto di Bell.

Accidenti se è furbo, pensò Sachs, con una certa ammirazione.

Non c’erano tracce, invece, della presenza del suo complice, il nero con la giacca mimetica. Anche se non si poteva escludere che fosse stato in zo-na, o vi fosse tuttora.

Rimettendosi la maschera antigas, la detective esaminò le parti in vetro dell’ordigno velenoso: nessuna impronta, il che non era una sorpresa.



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