La Donna malese by A.S. Fleischman

autore:A.S. Fleischman [Fleischman, A.S.]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
Tags: Giallo
editore: Longanesi & Co
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

CAPITOLO XII

FU una corsa pazza. Un mucchio di pensieri mi si agitavano nella mente. Il malese premeva tutto l'acceleratore con il piede scalzo, e io non gli posi alcuna domanda per non fargli rallentare la velocità. Mi assicurò che Kay era viva e questo era tutto quello che mi importava. Mi chiedevo amaramente se il Nababbo avesse fatto un altro tentativo. Allo stesso tempo il mio orgoglio si ravvivò: qualcosa era accaduto a Jade Tiger e Kay mi aveva mandato a chiamare.

Sfrecciammo attraverso il boschetto di Jade Tiger e poco dopo, alla luce dei fari, mi apparve la casa. Forse c'era stata un'altra ondata di terrorismo da parte dei ribelli. Mi gettai fuori della macchina, prima ancora che si fermasse, e corsi su per la scala che conduceva alla veranda. La porta era aperta e vidi Kay profilarsi contro la luce del salotto.

«Kay, stai bene?»

La tenni stretta fra le braccia. Il suo corpo era teso, ma potei sentire un sospiro di sollievo attraversarla.

«Sto benissimo. Ho cercato di telefonarti.»

«Non funziona.»

«Jack, è terribile. Io…»

«Su, càlmati.» La condussi nel salotto e mi parve di vederla per la prima volta. Indossava una corta vestaglia e un pigiama di seta. Era evidentemente già andata a letto. Portava alla vita un cinturone e il fodero con la rivoltella. Era spaventata. Non l'avevo mai vista così, prima. Neppure sulla nave la sua paura era mai stata così evidente: non era mai apparsa nei suoi occhi verdi, come ora.

«Che cosa è accaduto?»

Si ficcò meccanicamente una sigaretta fra le labbra. Gliela accesi.

«Tentai di chiamare la polizia. Dormivano, c'era da impazzire. Poi tentai di chiamare te, a Silver Jubilee, ma…»

«Lo so.»

«La tua presenza qui mi tranquillizza.»

«Ancora i ribelli?»

«Non so.» Esalò una boccata di fumo in una pausa imbarazzante. «Quando ritornai a casa nel pomeriggio, uno dei miei uomini mi riferì che Ahmad non era qui.»

«Ahmad?»

«Il mandor dei braccianti malesi. È cresciuto qui, Jack. Sapeva fare ogni lavoro: dal dissodamento dei tronchi all'estrazione della gomma. E lo faceva con un meraviglioso sorriso sulle labbra. Potevo fidarmi di lui. Ahmad era come un capo, qui.»

«Certo è difficile trovare un bravo mandor.»

«Ahmad non avrebbe mai abbandonato la piantagione, mentre io ero via. Sono due giorni che è assente.»

«Forse ha trovato una ragazza in una delle altre piantagioni.»

«Speravo che fosse così semplice.»

Un ragazzo entrò nella stanza con una teiera in mano e qualche dolce indigeno. Sorrideva anche lui e pensai improvvisamente a Mahmoud e al suo sguardo leggermente sprezzante.

«Deve bere il tè, mem», disse dolcemente. «Non fa bene alla mem fumare molto. Nuoce ai nervi. Il tè fa meglio.»

«Portalo via, Dollah», disse Kay senza tuttavia essere scortese. «Non posso berlo.»

«Lo lascio qui. Lo berrà, vero?»

Dollah si allontanò, con il suo sorriso deciso e fanciullescamente autoritario. Kay avrebbe bevuto, sì. Le versai una tazza di tè e gliela feci bere. Infine si sedette.

«Allora Ahmad non è andato a far visita a qualche ragazza in un'altra piantagione?»

«Dollah lo ha trovato, Jack. Dietro l'ospedale ci sono alcune piante di mango. Dollah pensò che prima di andare a letto avrei mangiato volentieri qualche mango.

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