La felice e violenta vita di Maribel Ziga by Itziar Ziga

La felice e violenta vita di Maribel Ziga by Itziar Ziga

autore:Itziar Ziga [Itziar Ziga]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788894830620
editore: Associazione Culturale D
pubblicato: 2020-04-14T22:00:00+00:00


Ainhoa mantenne la relazione con nostro aita per alcuni mesi, fu lui a smettere di vederla. Io gli inviai un biglietto attraverso di lei, gli raccontavo qualcosa che avevo imparato all'università sulla critica politica, gli dissi che mi aveva insegnato cose molto buone. Mi rispose in un altro biglietto, che ovviamente conservo, dicendomi cose carine a modo suo e anche che mi voleva bene. Sono contenta che il nostro ultimo contatto non siano state le sue mani sulla mia gola perché ovviamente ci amavamo. Ci fu amore oltre alla violenza, anche se la violenza sembra distruggere tutto.

Non abbiamo saputo nient'altro di lui fino a quando non fummo informate della sua morte, nel giugno 2004. Io vivevo a Barcellona. Tornando a casa quel pomeriggio, presi dalla cassetta della posta una lettera dal registro civile. Era la copia del mio certificato di nascita in cui l'ordine dei miei cognomi era stato modificato su mia richiesta, mettendo quello di mia madre come primo e relegando il suo alla seconda posizione. C'era la sua firma, lui mi aveva iscritto quando venni al mondo. Ce l'avevo in mano mentre ascoltavo il messaggio di mia amatxo sulla segreteria telefonica: Itziar, aita è morto. Patapam. A mia sorella lo disse così: "Ainhoa, sono vedova!". Scherzava perfino quando dava brutte notizie.

Tornai a Iruñea qualche giorno per stare con loro. Preparai una cena deliziosa, comprammo dello champagne, mettemmo candele, Billie Holiday cantava in sottofondo. Brindammo per noi stesse e brindammo per lui. Ricordammo cose belle di lui, cose stupide e cose orribili. Ognuna raccontava come si sentiva. Ainhoa esclamò: è morto quello che mi ha sempre chiamata inutile. Mia sorella parla molto di tutto, e per le cose importanti pronuncia sempre le parole giuste. Improvvisamente, mia ama insistette per mostrarmi il necrologio di mio padre. Io dicevo no; lei diceva sì. Ridendo. Brilla e barcollante, corse a prendere il giornale, scivolò, si schiantò contro lo stipite della porta e, con un fiume di sangue sulla fronte, ci disse: l'ultima sberla del vostro cazzo di padre. Ci rotolammo tutte e tre sul pavimento, in preda a risate incontrollabili.

Mio aita si chiamava Ramón, Ramón María Guindo Liberal, e credeva nella reincarnazione. Scommetto che gli sarebbe piaciuto tornare in questo mondo e non fare del male alle donne che amava, ed essere mille volte più felice di quanto non fu. Piansi molto quando morì, piansi amaramente la sua solitudine e il suo fallimento. Lotto per abbattere il patriarcato anche per lui, non voglio che continui a fabbricare uomini che sono un inferno o donne che sprofondano nell'abisso per amarli.



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