La felicità non fa rumore by Olivia Crosio

La felicità non fa rumore by Olivia Crosio

autore:Olivia Crosio [Crosio, Olivia]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Family Life
ISBN: 9788809812789
editore: Giunti
pubblicato: 2015-06-29T22:00:00+00:00


11

«Allora? Com’è stato?» domandò Letizia davanti a un cappuccino, seduta a un tavolo all’aperto del Bar Bianco, in mezzo al parco Sempione, con Spina accucciata sotto la seggiola.

Alle dieci in punto di quella mattina si era messa a passeggiare su e giù per il salotto fingendo di riordinare le riviste. Il tarlo di Marta rodeva, ma era l’ora fatidica di Rossana e lei non poteva fare a meno di sentire i sensi in subbuglio all’idea di quello che stava per succedere in zona stazione centrale. Mary stava passando l’aspirapolvere nelle stanze da letto e Spina era andata ad accucciarsi come al solito sotto il tavolo della cucina, ben protetta dalle gambe delle sedie, perché l’aspirapolvere la atterriva. Poi finalmente, verso le undici, quando ormai Mary aveva passato l’aspirapolvere anche sui soffitti, il cellulare di Letizia aveva squillato e lei si era precipitata fuori senza nemmeno ricordarsi di mettere l’ombretto.

«Tesoro, è stato veloce» disse Rossana, facendo guizzare la mano come se fosse la coda di un pesce «ma quanto di più libidinoso io ricordi dai bei tempi della nostra gioventù. Torquato è… un tornado, Cipolletta, e ha afferrato perfettamente la situazione.»

«In che senso?»

«Nemmeno lui mi pare intenzionato a farla diventare una storia d’amore, non so se mi spiego.»

«Ma non ti ha portata a bere qualcosa, a fare due passi… non so, per rompere il ghiaccio?»

«Tesoro, questa storia ha da essere torbida, altrimenti diventa qualcos’altro. Quindi nessun ghiaccio da rompere. Siamo andati quasi senza rivolgerci la parola in un alberghetto all’ombra del Pirellone, Hotel Stazione, niente di che ma pulito e rassicurante, pieno di turisti, e abbiamo preso una stanza, come se venissimo anche noi da fuori. Ci hanno chiesto i documenti, ma non è un problema. Non credo che andranno a dirlo a Duccio! Lui è un gran bel tronco di pino, quando l’ho visto sono stata contenta di averti dato retta. Un po’ truzzo, ma pulito, alto e con una certa presenza.»

Tronco di pino?

«Tu mi hai dato retta?» obiettò Letizia. «Se mi avessi dato retta, non saresti andata all’appuntamento» precisò.

«E non avrei mai saputo cosa mi perdevo! Sei stata tu a dirmi che era belloccio, ricordi? “Tipo idraulico”, sono state le tue esatte parole. Ecco, io direi più tipo bestione primitivo, ma comunque ci siamo capite.»

Letizia versò lo zucchero di canna nel cappuccino. Il parco era semideserto, perché in autunno a quell’ora, poco prima di mezzogiorno, non erano molte le persone che percorrevano i viali e avevano tempo di fermarsi ai tavolini del bar. Se Rossana avesse cominciato a strombazzare come era sua abitudine, almeno non l’avrebbe sentita nessuno. Ma Rossana aveva deciso di trattenersi, anzi si guardava attorno di continuo, come se il pingue Duccio, sotto forma di un orecchio gigante come il fantasioso citofono del palazzo di via Serbelloni, potesse mimetizzarsi tra le rocce del parco per origliare.

«E non vi siete raccontati niente?» Letizia era incredula. Che razza d’uomo era quel Benelli? Non conosceva le regole della seduzione? Be’, nemmeno Letizia poteva dire di conoscerle, lei che nella vita aveva avuto un solo uomo.



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