La festa dell'insignificanza by Milan Kundera

La festa dell'insignificanza by Milan Kundera

autore:Milan Kundera [Kundera, Milan]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
editore: Adelphi
pubblicato: 2019-07-12T22:00:00+00:00


Ramon arriva al cocktail di pessimo umore

Malgrado il sentimento di compassione che aveva provato alla fine del loro incontro ai giardini del Lussemburgo, Ramon non poteva cambiare il fatto che D’Ardelo apparteneva a una categoria di persone che non gli piaceva. Eppure avevano qualcosa in comune: il desiderio di impressionare gli altri; di sorprenderli con un’osservazione divertente; di conquistare una donna sotto i loro occhi. Solo che Ramon non era un Narciso. Il successo gli piaceva, ma nel contempo temeva di suscitare invidia; si compiaceva nell’essere ammirato, ma rifuggiva gli ammiratori. La sua discrezione si era trasformata in amore per la solitudine dopo che era rimasto ferito nella vita privata, ma soprattutto l’anno precedente, quando aveva dovuto unirsi al funesto esercito dei pensionati; le sue dichiarazioni non conformiste, che un tempo lo ringiovanivano, facevano ora di lui, malgrado l’ingannevole apparenza, un personaggio inattuale, fuori dal tempo, perciò vecchio.

Decise così di boicottare il cocktail al quale il suo ex collega (non ancora in pensione) lo aveva invitato e cambiò idea solo all’ultimo momento, quando Charles e Caliban gli giurarono che solo la sua presenza avrebbe reso sopportabile la sempre più barbosa missione di camerieri. Tuttavia arrivò molto tardi, parecchio tempo dopo che uno degli invitati aveva pronunciato il discorso in onore dell’ospite. L’appartamento era gremito. Non conoscendo nessuno, Ramon si diresse verso il lungo tavolo dietro al quale i suoi due amici offrivano le bevande. Per scacciare il cattivo umore, rivolse loro qualche parola cercando di imitare il balbettio pakistano. Caliban gli rispose con la versione autentica del medesimo balbettio.

Poi, un bicchiere di vino in mano, sempre di cattivo umore, aggirandosi fra gli sconosciuti, fu attirato dall’agitazione di un gruppetto di persone che si erano voltate verso la porta d’ingresso. Comparve una donna, longilinea, bella, sulla cinquantina. Il capo arrovesciato, si passò più volte la mano sotto i capelli, sollevandoli poi lasciandoli ricadere graziosamente, e offrì a tutti l’espressione voluttuosamente tragica del suo volto; nessuno fra gli invitati l’aveva mai incontrata, ma tutti la conoscevano dalle foto: la Franck. Si fermò davanti al lungo tavolo, si chinò e indicò a Caliban, con grave concentrazione, diversi panini di suo gradimento.

Il suo piatto fu ben presto pieno e Ramon pensò a quel che D’Ardelo gli aveva raccontato ai giardini del Lussemburgo: aveva appena perso il suo compagno e l’aveva amato così appassionatamente che, in virtù di un magico decreto celeste, quand’era morto la tristezza si era transustanziata in euforia e il desiderio di vita centuplicato. La osservava: metteva in bocca i panini e il volto era scosso dai movimenti energici della masticazione.

Quando la figlia di D’Ardelo (Ramon la conosceva di vista) notò la celebre longilinea, la sua bocca si arrestò (anche lei stava masticando qualcosa) e le gambe si misero a correre: «Mia cara!». Tentò di baciarla ma il piatto che la celebre donna teneva davanti al ventre glielo impedì.

«Mia cara» ripeté, mentre la Franck lavorava nella bocca una gran massa di pane e salame. Non potendo inghiottire tutto, si servì della lingua



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