La giraffa in sala d'attesa by Božidar Stanišić

La giraffa in sala d'attesa by Božidar Stanišić

autore:Božidar Stanišić [Stanišić, Božidar]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Božidar Stanišić; La giraffa in sala d’attesa; Bottega Errante; Balcani; Jugoslavia; Bosnia Erzegovina; guerra; profughi; Friuli Venezia Giulia; Udine; Cervignano; diario; California; San Diego; famiglia; lingua
editore: Bottega Errante Edizioni
pubblicato: 2019-07-02T22:00:00+00:00


Diciannovesimo capitolo

Lascia il cervello al pascolo – Ninnananna televisiva, un giardino a Rio, un complotto mondiale, l’elicottero come mezzo di trasporto – Un po’ di riposo, voci in cucina, giro d’aria che sveglia la dormiente – Fortuna a Mostar, solo una trota è un pesce, uso corretto del verbo nadrljati – Guarda che sciocca! – Peperoni al forno, né birra né vino, negozi che forse non si chiuderanno mai più – L’uomo che si sveglia nel cuore della notte come trafitto da un ago, un altro nome per la mezzanotte – Tutto si muove verso il profitto – Di nuovo in bicicletta ma di notte – Conversazione al semaforo – Feta più olive più tre bottiglie di vino – Solo il fumo uccide?

Dopo il ritorno a San Gottardo, Lorena si è fermata un po’ con mia madre in cortile. Poi, salendo in camera sua, mi fa un cenno di saluto con la mano.

«Leggerà» dice mia madre, «come la notte scorsa. Ecco, si è attaccata a un libro, e non dovrebbe». Non le chiedo che libro è. Mia madre dice preoccupata: «Lorena non vuole cenare. Neanche un boccone…».

Solo della cena hanno parlato mentre erano in cortile?

«Riposati…» dice mia madre. «Tesoro, lascia il cervello na pašu!». Non so che cosa sia paša, ma non ho voglia di chiedere.

«Paša significa pascolo…» dice lei. «Accendi la televisione, mi aiuta ad addormentarmi!».

Ho obbedito, senza parlare. E così, guardando un episodio di una serie brasiliana, mi sono addormentata sul divano. Se girano quelle serie per far addormentare gli spettatori o per farli fuggire dalle loro preoccupazioni, nel mio caso questa ha raggiunto il suo scopo. Non mi sono chiesta quando sentirò di nuovo quel ticchettio, nel dormiveglia ho guardato un giardino di Rio, pieno di fiori e alberi esotici, dove due anziane coppie di coniugi escogitavano un piano per far sposare i loro eredi. Gli uni erano andati dagli altri in elicottero, che aveva volato sopra un lussuoso quartiere e si era posato su una pista accanto a un campo da golf. No, per i vecchi non era importante che i giovani non si amassero. Sicuri della realizzazione del loro piano, già dicevano: «La futura nuora, il futuro genero…». Naturalmente, non ci sarebbe stato un intreccio se la futura nuora non avesse amato un altro, e il futuro genero un’altra, che però appartenevano a una classe sociale, inferiore, e si sa anche perché si dice così: meno soldi sul conto in banca, classe inferiore! (Ah, qualche volta mi sfugge una battuta!) «L’amore? C’è tempo. Si innamoreranno dopo» sostengono i vecchi, «quanto vorranno. Nella vita c’è molto altro, l’amore non è l’unica cosa che vale». E qui tutti annuiscono. I personaggi femminili si rinfrescano il viso con i loro ventagli, anche se i condizionatori sono accesi.

Non so quanto ho dormito. Mi hanno svegliato delle voci dalla cucina e un giro d’aria. La mamma non ha chiuso la finestra? La stanza è stata invasa dall’aria dell’umida e fredda sera ottobrina. Sento un dolore, sordo, sotto la fronte. La causa è solo il giro d’aria? Penso a mio padre.



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