La guerra d'Algeria by Benjamin Stora;
autore:Benjamin, Stora; [Stora, Benjamin ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Universale Paperbacks il Mulino
ISBN: 9788815359971
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2020-08-15T00:00:00+00:00
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[1] J.L. Einaudi, La bataille de Paris. 17 octobre 1961, Paris, Editions du Seuil, 1991.
[2] J. Lacouture, De Gaulle: le souverain (1959-1970), Paris, Editions du Seuil, 1986.
Capitolo settimo
La guerra e la società francese (1955-1962)
Lâopinione pubblica francese, tra ignoranza e indifferenza
Unâopinione pubblica che urla, si commuove, protesta: paragonata alla guerra dâIndocina, appena conclusa, la guerra dâAlgeria appare, a prima vista, come un momento di intensa presa di coscienza, di aspre contese e divisioni. La ribellione di una nutrita comunità pied noir e dellâesercito; lâimpegno contro la guerra da parte di intellettuali o sindacalisti; le celebrazione della «missione civilizzatrice» della Francia e lâapologia dellâAlgeria francese; le denunce feroci del colonialismo e la mobilitazione per «la pace in Algeria»: tutto ciò fa della guerra in Algeria un nuovo «affaire Dreyfus»? Si sarebbe portati a pensarlo considerando quanto furore e quante passioni essa ha suscitato.
Un esame attento della realtà obbliga tuttavia a sfumare una simile valutazione. «I fatti di Algeria» («les événements dâAlgérie»), come si diceva allora, hanno suscitato un vero e proprio dibattito nellâopinione pubblica soltanto a partire dal 1956, anno dei «poteri speciali» e dellâinvio in massa dei militari di leva.
Le campagne di protesta contro il ricorso alla tortura non iniziano in realtà che nel 1957, in seguito alla terribile battaglia di Algeri (in particolare grazie al comitato Maurice Audin: vedi cap. III), ossia tre anni dopo lâinizio della guerra. Le importanti manifestazioni studentesche per la pace si svolgono alla fine del 1960, ossia un anno e mezzo prima dellâindipendenza algerina. E la prima grande, imponente manifestazione â più di 500 mila persone â che solleva il popolo francese contro una guerra che dura da ormai sette lunghi anni, avrà luogo il 13 febbraio 1962, in occasione dei funerali delle vittime, tutti militanti comunisti, del metro Charonne (vedi cap. VIII): appena un mese prima della firma degli accordi di Evian, che pongono fine ai combattimenti. Se i due o trecento renitenti alla leva e disertori e le poche migliaia di militanti organizzati in reti di solidarietà e sostegno agli algerini sono indubbiamente la testimonianza del coraggio di una minoranza, essi non costituiscono però una vera «resistenza francese» alla guerra dâAlgeria[1].
Considerando, nel panorama delle fonti documentarie esistenti, lâevoluzione delle inchieste dâopinione tra il 1955 e il 1962, ci si accorge soprattutto di come la maggioranza dei francesi non fosse così attaccata, come si è invece spesso pensato, al mantenimento dellâAlgeria sotto lâautorità francese. E la ragione di questo è da ritrovarsi nel fatto, sottolineato dallo storico Jean-Pierre Rioux, che la Francia non aveva mai fatto della colonizzazione «un progetto collettivo ad ampio raggio, che coinvolgesse in profondità la dimensione sociale, ideologica e morale»[2]. La tesi di una sorta di «consenso passivo» da parte dei francesi verso la decolonizzazione è stata condivisa anche da un altro storico, Charles-Robert Ageron: «Lâentusiasmo verso le imprese coloniali ha sempre riguardato una estrema minoranza [â¦]; la vocazione coloniale è sempre stata rara e la coscienza imperiale tardiva. La Francia è stata davvero coloniale?»[3].
Il Fronte repubblicano, coalizione
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