La legge degli spazi bianchi by Giorgio Pressburger

La legge degli spazi bianchi by Giorgio Pressburger

autore:Giorgio Pressburger [Pressburger, Giorgio]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Il morbo di Bahdy

Prof. Bahdy, A Lower Limb Disease, in «Asiatic Medical Researches», n. 4, 19851.

Prof. E.D. Puster, Statistics about Bahdy Disease and Chromosome Y Mutation, in «Scientific American», n. 5, 19882.

A proposito del morbo di Bahdy, sempre più diffuso in tutto il mondo, mi viene in mente un caso da me osservato nel corso di alcuni lustri. Ho ancora davanti agli occhi i tre pazienti. Ma il caso è uno solo. Le figure dei tre fratelli compaiono nella mia mente a una a una. Non li ho, infatti, mai visti insieme. Si erano rivolti a me – perché proprio a me? – in tempi diversi, ad anni e anni di distanza uno dall’altro. Dopo le prime visite, le diagnosi, le terapie prescritte, non ero in grado di seguire il decorso del loro male: quegli uomini smettevano di sottoporsi alle mie cure, e soltanto la testimonianza del secondo poté illuminarmi sul destino del primo, come quella del terzo mi illuminò su quello del secondo. Dell’ultimo non ho più saputo nulla.

Mi pare di essere ancora lì, nel mio studio di un tempo, in via Karfenstein, mi pare di sentire ancora il gusto della bevanda fresca al lampone, preparata dalla mia infermiera d’allora, la vecchia Ester.

Il sole di maggio entrava dalla finestra, il pomeriggio era silenzioso. Risuonarono i passi sincopati d’uno zoppo. La porta si aprì e si chiuse con infinita discrezione, quasi non avvertii il rumore della maniglia e lo scatto della serratura. Alzai lo sguardo dalla ricetta che stavo scrivendo e vidi davanti a me un uomo dall’aspetto starei per dire radioso. Avrà avuto trent’anni, ricordo il suo sguardo pacato, quasi ironico, i suoi folti capelli castani pettinati all’indietro, la postura eretta, le spalle larghe, la figura snella. Sul braccio sinistro teneva un impermeabile leggero. Mi sorrideva con imbarazzo da persona timida, ma priva di paura o viltà. La sua preoccupazione principale pareva essere quella di conservare una certa decenza, senza pathos o sentimentalismo. Dopo essersi presentato fece ancora un passo, poi si fermò di nuovo. Gli indicai una sedia, seguirono le domande di prammatica, e avvertii, ricordo ancora benissimo, un senso di vergogna che un medico non dovrebbe mai provare, addentrandomi nei segreti del corpo di quel paziente.

Alla palpazione, la parte distale della coscia destra presentava un nodulo della grandezza d’una noce. Poteva essere una cisti o un tumore, oppure la conseguenza d’un trauma muscolare causato da un movimento brusco, da un colpo, dall’urto con un corpo contundente. Oppure un lipoma, un deposito di grasso. Gli consigliai di rivolgersi a un chirurgo, diedi l’indirizzo della clinica in cui lavorava un mio amico con cui giocavo a tennis, gli dissi di tornare con il risultato dell’esame istologico, dopo l’operazione.

Passò l’estate, feci le mie lunghe, liete vacanze sul lago. Mia moglie e i miei figli, allora piccoli, mi regalarono giornate di quieta grazia.

Un pomeriggio di settembre, quando la mia clientela di vecchiette e adolescenti non si era ancora radunata nell’oscura saletta, in attesa di pillole contro ipertensione e foruncoli, fu di nuovo annunciato da Ester il mio strano paziente.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.