La leggenda dei Drenai by David Gemmell

La leggenda dei Drenai by David Gemmell

autore:David Gemmell
La lingua: ita
Format: epub, azw3
editore: Fanucci Editore
pubblicato: 2015-03-31T04:00:00+00:00


17

Il primo temporale primaverile scoppiò sopra le montagne del Delnoch, nel momento stesso in cui Gilad cominciava il turno di guardia sul Muro Uno. I tuoni rombavano furiosi sopra la sua testa, mentre le lame seghettate dei fulmini balenavano nel cielo notturno illuminando a tratti la fortezza. Le raffiche di vento sibilavano contro le mura.

Gilad ingobbì la schiena e si mise sotto una sporgenza del cancello della torre, avvicinando il piccolo braciere. Il mantello era zuppo e l’acqua gli gocciolava dai capelli fradici sulle spalle per colare dentro il piastrone inzuppando il cuoio sotto la maglia di anelli metallici. Fortunatamente il calore del braciere si rifletteva contro la pietra della torre e Gilad aveva passato notti peggiori nella pianura sentriana spazzata dalle tormente invernali cercando di recuperare le pecore sepolte dalla neve. Alzava la testa con una cadenza regolare per osservare la pianura illuminata dai fulmini. Al di là delle mura non si muoveva nulla.

Un fulmine centrò un braciere metallico facendolo esplodere e lo scroscio di braci ardenti gli cadde vicino. Bel posto per indossare un’armatura, pensò. Rabbrividì e si acquattò contro il muro. La tempesta fu lentamente sospinta dai venti del Nord sopra la pianura lentriana. La pioggia continuò ancora per qualche tempo, scivolando contro le pareti e sibilando ogni volta che si vaporizzava a contatto delle braci ardenti.

Gilad aprì il piccolo zaino che aveva in dotazione, prese un pezzo di carne essiccata e cominciò a mangiare. Ancora tre ore di guardia, poi tre ore di riposo nella branda calda.

Sentì un suono provenire dall’oscurità alle sue spalle. Gilad si girò di scatto cercando di afferrare la spada in preda a una serie di paure infantili. Una grossa figura entrò nel cono di luce prodotto dal braciere.

«Tranquillo, ragazzino! Sono solo io» lo rassicurò Druss, sedendosi dall’altro capo del braciere per poi allungare le grosse mani sulle fiamme.

La barba bianca era umida e il giustacuore di cuoio nero brillava come se fosse stato lucidato dalla pioggia. La pioggia era diminuita d’intensità e il vento spettrale era cessato. Druss canticchiò un canto di battaglia mentre si scaldava. Gilad rimase in silenzio aspettandosi da un momento all’altro il commento sarcastico. «Freddo, vero? C’è bisogno di un fuocherello per tenere lontani i fantasmi, non trovi?». Perché hai scelto proprio il mio turno di guardia, vecchio bastardo, pensò Gilad. Dopo qualche istante ancora il silenzio sembrò diventare oppressivo e Gilad non riuscì più a sopportarlo.

«Una serata piuttosto fredda per fare una passeggiata, signore» disse e un attimo dopo si maledì per aver usato un tono tanto rispettoso.

«Ne ho viste di peggiori. A me piace il freddo. È come il dolore... se lo senti vuol dire che sei vivo.»

Le fiamme creavano delle ombre cupe su quel volto segnato dagli anni e dalle intemperie e per la prima volta Gilad riuscì a vedere di fronte a lui l’uomo e non il mito. Quest’uomo è stanchissimo, pensò. Dietro l’armatura leggendaria e gli occhi fieri era solo un vecchio. Forte e duro come un toro, forse, ma vecchio. Sfinito dal tempo, un nemico che non si stanca mai.



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