La legislazione elettorale italiana by Roberto D'Alimonte & Carlo Fusaro
autore:Roberto , D'Alimonte & Carlo, Fusaro [Roberto , D'Alimonte & Carlo, Fusaro]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Diritto, Studi e Ricerche
ISBN: 9788815140807
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2008-10-14T22:00:00+00:00
4. Libertà di manifestazione del pensiero, libertà di impresa, diritti di elettorato attivo e passivo
La sentenza n. 155/2002 della Corte costituzionale, sopra richiamata, pone con forza il problema del bilanciamento tra i diritti costituzionali interessati dai processi che portano alla formazione della volontà politica ed elettorale dei cittadini. Sul tema, come ricordato allâavvio di questo scritto, si confrontano tesi molto differenti, incentrate rispettivamente sui valori della libertà e della uguaglianza: nel primo caso si afferma lâimpossibilità di assoggettare a limitazioni diritti fondamentali che, come la libertà di manifestazione del pensiero, addirittura precedono lâordinamento democratico e ne rappresentano una precondizione naturale; nel secondo caso si afferma invece la possibilità di limitare lâesercizio della libertà di manifestazione del pensiero, in ragione di un necessario collegamento che deve sempre esistere tra individuo e società , libertà del singolo e regola della maggioranza, costituzionalismo e democrazia.
Secondo la Corte, il momento cardine del fenomeno elettorale e dei processi politici in genere è la formazione dellâopinione pubblica. Rilevando un insufficiente sviluppo del pluralismo esterno nel settore radiotelevisivo ed evidenziando un interesse costituzionale generale alla informazione/formazione consapevole della volontà del cittadino, la Corte ammette la possibilità di imporre per legge limiti modali, non incidenti sulla libertà di espressione in sé, alle concessionarie radiotelevisive pubbliche e private. Questi limiti modali â che comportano doveri di pari trattamento dei soggetti politici e di imparzialità per lâintero arco dellâanno nelle trasmissioni di comunicazione politica, e per il periodo ufficiale di campagna elettorale nelle trasmissioni a carattere informativo â nellâopinione della Corte si giustificano in virtù del meccanismo concessorio che sta alla base del sistema radiotelevisivo italiano (sentenza n. 112/1993) e mirano a imporre una sorta di pluralismo «interno» alle emittenti. Secondo la Corte, lâidentità politica dellâimpresa televisiva privata, che a piena ragione può configurarsi come impresa di tendenza, è salvaguardata dalla possibilità di realizzare unâinformazione schierata al di fuori del periodo ufficiale di campagna elettorale: in questo modo vengono superate le obiezioni di funzionalizzazione, dirigismo e finanche esproprio dei palinsesti televisivi che i sostenitori più accesi della tesi liberista hanno mosso allâindirizzo della legge n. 28/2000. Più difficili da superare sono invece le critiche legate alla evanescenza del concetto di «genuinità del voto», che ritroviamo in filigrana in molte sentenze della Corte costituzionale, di solito riferito alla segretezza o alla libertà dalle pressioni esercitate da soggetti che ricoprono cariche particolari, ancorché privo di una solida base legislativa di riferimento: un limite allâespressione del pensiero fondato su «una discutibile e assai vaga suggestionabilità dellâelettore» [Manetti 2006, 761] rischia di cozzare contro elementari esigenze di certezza del diritto, e induce una parte della dottrina a esprimersi in termini di «criptofunzionalizzazione» dellâattività radiotelevisiva privata [Borrello 2004, 134]. Allo stesso modo, lâidea di una maggiore diffusività e pervasività del messaggio televisivo rispetto a quello veicolato da altri mezzi di comunicazione (sentenze nn. 225/1974, 148/1981, 826/1988, 155/2002) non sembra fondarsi su chiare evidenze scientifiche, e solo con difficoltà riesce a giustificare lâadozione nei confronti della sola emittenza radiotelevisiva di una disciplina così rigorosa. Lâassenza di solide
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