La moda contemporanea by Fabbri Fabriano

La moda contemporanea by Fabbri Fabriano

autore:Fabbri, Fabriano [Fabbri, Fabriano]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


58. Mariano Fortuny, abiti da sera, anni Venti.

Per sua stessa dichiarazione, il dietrofront retrotopico di Fortuny è riconducibile al ritrovamento in Grecia di antichi frammenti di tessuto stampato1, che l’artista associa al suo entusiasmo per la statuaria arcaica greco-romana dando forma al celebre Delphos del 1909. Come Poiret pochi anni prima, Fortuny fa piazza pulita di corsetto e di altre costrizioni, ma in realtà l’operazione condotta dallo spagnolo di Venezia appare degna di rilievo per un’altra ragione: nel suo cammino a ritroso, Fortuny non si limita a trarre spunto dallo stile Impero per poi adeguarne i codici vestimentari alla contemporaneità, con la sua macchina del tempo virtuale arretra molto piú indietro, non guarda insomma solo alle vesti della classicità come il chitone o il peplo, cita gli elementi del passato inglobando anche uno dei capisaldi dell’architettura arcaica, la colonna. Il Delphos ne ricalca la forma a tutti gli effetti, nell’asserzione granitica di una visione del mondo che, accanto all’estasi del «qui e ora» di indole avanguardistica, invita a rivalutare il fascino della tradizione, «là e allora», esattamente come farà Versace quando, designer per Callaghan nel 1975, vestirà la modella Veruschka accanto a una colonna rubata al Partenone o al Pantheon. In aggiunta, su questa via di recupero passatista Fortuny incrocia le traiettorie di un personaggio destinato a diventare una delle figure piú rappresentative dell’arte contemporanea, Giorgio de Chirico, già attivo nel 1909 con quadri dal sapore mitologico dedicati a Lapiti e Centauri, perfezionati poco dopo nella grande avventura della Metafisica. Corrente colta e ancorata alla storia dell’arte, la Metafisica, ufficializzata a Ferrara nel 1917, rappresenta uno dei modi per essere pienamente inseriti nella contemporaneità, alternativo e opposto rispetto alle avanguardie, le cui opzioni consistono nel promuovere forme ispirate alla tecnologia di specie meccanica, geometriche e razionali, oppure forme piú fluide e organiche, omologhe invece alla tecnologia elettrica, entrambe pronte a interagire con lo spazio e con il movimento, seppure con modalità e scopi molto dissimili. L’assunto della Metafisica è di altro tipo, parte cioè dalla considerazione che non ha senso aumentare il repertorio di sapere accumulato nei secoli dei secoli, divenuto oramai cosí ricco e smisurato da prestarsi a una decisa azione di riciclo, con uno spirito da «ripetizione differente»2, ovvero con la necessità di mescolare il mazzo tramite accostamenti lontani nel tempo e nello spazio, per farne un’ars combinatoria sapiente e sistematica. In altre parole, l’uomo contemporaneo «conosce» troppe cose, quanto meno dispone di un magazzino potenzialmente sterminato di risorse che tuttavia risultano impolverate dal tempo e dalla dimenticanza, o dall’assuefazione. Allora perché non ricorrere a un trattamento in grado di ravvivarle? «Il nuovo pittore metafisico, – dichiara de Chirico, – sa troppe cose. Sul suo cranio, nel suo cuore, simili a dischi sensibili di cera manosa, troppe cose hanno segnato impronte e richiami e ricordi e vaticini»3, con parole che in automatico portano a stabilire un aggancio omologico con l’era tecnotronica e la relativa conservazione dei dati consentita da server, hard disk, fino all’insieme di supporti appunto «sensibili» su cui registrare informazioni di qualsiasi natura4.



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