Le forme della moda by Maria Luisa Frisa;

Le forme della moda by Maria Luisa Frisa;

autore:Maria Luisa, Frisa; [Frisa, Maria Luisa]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Musica e spettacolo, Sociologia, Farsi un'idea
ISBN: 9788815370952
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2022-08-14T22:00:00+00:00


Mostrare la moda

Esporre la moda è, al tempo stesso, celebrarla e fornirne una lettura critica. L’idea alla base delle mostre di moda non è tanto proporre la moda come arte quanto piuttosto utilizzare la moda come un mezzo per leggere la società, passata o presente che sia. L’allestimento, i manichini, gli oggetti, sono elementi che concorrono ad argomentare la tesi del curatore. Mostrare la moda non è un’operazione recente: i tableaux vivants presenti nelle esposizioni universali servivano a descrivere realisticamente i costumi e il modo di vivere dei diversi periodi storici fino al presente; spaccati di vita quotidiana, ambienti animati che facevano sognare il grande pubblico, permettendogli di vedere oggetti e indumenti che altrimenti sarebbero rimasti nelle descrizioni di scrittori e pittori o nelle illustrazioni di «La Mode Illustrée».

La moda, e soprattutto la sua esposizione, può diventare uno strumento che, attraverso gli oggetti e le loro relazioni, crea distanza e insieme avvicina temi e materiali. La mostra Are Clothes Modern? curata dall’architetto e designer Bernard Rudofsky nel 1944 al Museum of Modern Art (MoMA) di New York era una sofisticata riflessione sul rapporto fra abito, design della moda e corpo. L’approccio adottato è quello di un progettista che riflette sulle modalità attraverso le quali il corpo è modificato o addirittura ri-costruito e ri-progettato radicalmente dalla moda, spesso in maniera arbitraria e irragionevole. In questo senso è probabilmente una delle prime e più informate mostre di moda poiché il progetto di Rudofsky non si limitava ad abiti su manichini: il display era prima di tutto uno strumento per riflettere sullo statuto teorico della moda e sulla sua natura nel momento dell’incontro con il museo. Are Clothes Modern? marca peraltro l’inizio di un rapporto controverso tra il design e la moda – che ha poi segnato tutto il XX secolo e ancora continua a farlo – come ci ricorda Mario Lupano: «l’episodio ci serve per ricordare che per lungo tempo marcare la differenza con la moda è stato un segno costitutivo per la cultura del design, una differenza sostanziata anche da un giudizio morale». La mostra Items: Is Fashion Modern? inaugurata sempre al MoMA nel 2017, a cura di Paola Antonelli, riprende, a partire dal titolo, la mostra di Rudofsky stilando un repertorio di oggetti che vengono posti al di fuori del flusso della moda (ma è possibile?). Scrive Antonelli nel saggio che apre il catalogo della mostra: «Sono in imbarazzo ad ammettere di essere in ansia ad utilizzare l’espressione “fashion” nel titolo della mia mostra».

La moda si declina in diverse forme, ognuna con le sue peculiarità, che devono essere tenute in considerazione quando si riflette sulla sua natura di disciplina sfaccettata. Richard Martin, critico e curatore prima al Museum at FIT e poi al Met, parlava della necessità di immaginare più modelli per leggere, interpretare, esporre (e collezionare) la moda nelle sue molteplici espressioni. Il lavoro di Diana Vreeland è l’esempio di un modo di lavorare libero, fuori dagli schemi, che ottiene sempre risultati di grande impatto. La pratica curatoriale messa



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