La morte di Ivan il’ič (BUR) by Lev Nikolaevic Tolstoj

autore:Lev Nikolaevic Tolstoj [Tolstoj, Lev Nikolaevic]
La lingua: ita
Format: epub
editore: BUR
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

V

Così passò un mese e poi anche un altro. Per Capodanno venne in città il cognato e si fermò da loro. Arrivò mentre Ivan Il’ič era in tribunale e Praskov’ja Fëdorovna fuori per acquisti. Rientrando nel suo studio, Ivan Il’ič lo trovò lì, un tipo florido e sanguigno che stava disfando le valigie. Sentendo i passi di Ivan Il’ič alzò la testa e lo guardò un attimo in silenzio. Quello sguardo rivelò a Ivan Il’ič ogni cosa. Il cognato aprì la bocca per esprimere il suo stupore, ma si trattenne. Quel movimento confermò tutto.

«Beh, sono cambiato?»

«Sì... effettivamente si nota un certo cambiamento.»

Ma per quanto Ivan Il’ič tentasse in seguito di ricondurre il cognato su quell’argomento del suo aspetto esteriore, questi si trincerò dietro il silenzio, e quando Praskov’ja Fëdorovna tornò, si ritirò da lei. Ivan Il’ič chiuse la porta a chiave e cominciò a guardarsi allo specchio, prima davanti, poi di fianco. Prese il ritratto in cui era con la moglie e lo confrontò con l’immagine che gli rimandava ora lo specchio. Il cambiamento era enorme. Poi denudò le braccia fino ai gomiti, riabbassò le maniche, si lasciò cadere sull’ottomana e divenne più cupo della notte.

«Non devo, non devo» si disse, balzò in piedi, si avvicinò al tavolo, aprì i suoi incartamenti e cominciò a leggere, senza riuscirvi. Aprì la porta, andò in sala. La porta che dava sulla sala da pranzo era chiusa. Si avvicinò in punta di piedi e stette in ascolto.

«Ma no, esageri» diceva Praskov’ja Fëdorovna.

«Come, esagero? Non lo vedi che è un uomo morto? Guardagli gli occhi. Sono spenti. Ma cos’ha?»

«Nessuno lo sa. Nikolaev (uno dei medici) ha detto una cosa. Leščetickij (la celebrità) ha detto il contrario...»

Ivan Il’ič si allontanò, andò in camera sua e si mise a pensare: “Il rene, il rene mobile”. Gli tornò in mente tutto quello che avevano detto i medici di quel rene che si era staccato e andava in giro. Con uno sforzo dell’immaginazione tentò di acciuffare quel rene e di rimetterlo a posto; gli pareva che ci volesse così poco. “Andrò di nuovo da Pëtr Ivanovič” (era l’amico di uno dei medici). Suonò, ordinò di attaccare il cavallo e si preparò a uscire.

«Dove vai, Jean?» domandò la moglie con un tono triste e insolitamente dolce.

Questo tono inconsueto lo urtò ed egli la guardò accigliato.

«Devo passare da Pëtr Ivanovič.»

Andò dall’amico che aveva un amico medico e insieme si recarono da quest’altro medico. Lo trovarono e parlarono a lungo.

Esaminando attentamente dal punto di vista anatomico e fisiologico tutti i particolari di quello che, secondo il dottore, accadeva dentro di lui, comprese ogni cosa.

C’era una cosetta, proprio una piccola cosa, nel suo intestino cieco. Ma si poteva benissimo guarire. Bisognava solo rafforzare le funzioni vitali di un certo organo, ridurre l’attività di un altro organo e quel piccolo corpo estraneo si sarebbe riassorbito facendolo guarire. Arrivò a pranzo appena un po’ in ritardo. Mangiò, conversò allegramente e tergiversò a lungo prima di ritirarsi a lavorare. Alla fine si decise e si chiuse nel suo studio.

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