La morte si fa social. Immortalità, memoria e lutto nell'epoca della cultura digitale (Bollati Boringhieri) by Davide Sisto

autore:Davide Sisto [Sisto, Davide]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2018-07-16T22:00:00+00:00

Biografie digitali: MyDeathSpace e le morti in diretta

Introdursi nell’abitazione virtuale di una persona deceduta, constatando la persistenza di tutto ciò che ha condiviso e che ritroviamo ordinato cronologicamente sulla sua timeline, ci fa credere di essere in presenza di una storia narrata, scrupolosamente conservata nello scrigno tecnologico dallo spettro digitale, con tutte le omissioni e continuità del caso. Ciò che avvalora una simile sensazione è la consapevolezza che gli utenti utilizzano Facebook da circa una decina di anni, per cui il materiale privato, man mano accumulato, è piuttosto sostanzioso. Dieci anni di interazioni e dialoghi, rigorosamente in ordine cronologico, che mettono in luce il percorso di crescita intrapreso da ognuno a seconda della fascia di età di appartenenza. C’è chi, per esempio, iscrittosi su Facebook durante l’ultimo anno di liceo, ha sulla propria timeline le principali esperienze vissute dal conseguimento della maturità alle prime attività lavorative, passando attraverso gli anni dell’università e i momenti della laurea.

Entrare dentro Facebook significa, in altre parole, incrociare un numero imprecisato di biografie animate delle singole esistenze, di archivi intersoggettivi delle memorie individuali e delle storie narrate a cui la morte, quando sopravviene, apporta il sigillo definitivo.

Il ruolo fondamentale della morte quale suggello della biografia e della storia narrata viene evidenziato già nel 1933 dallo psichiatra francese Eugène Minkowski, il quale sostiene che la morte fa nascere la nozione di una vita nel momento stesso in cui ne determina la fine. Finché è condizionato dall’orizzonte aperto delle attese, il bilancio del passato non può, infatti, assumere una forma oggettivamente delineata una volta per tutte. Basta un avvenimento qualsiasi, un incidente o un reato penale, per ridimensionare e collocare sotto una luce interpretativa differente i fatti che lo hanno preceduto. La morte, chiudendo per sempre l’orizzonte delle attese, mette gli amici e i parenti del defunto in contatto con la nozione della sua vita individuale, poiché interrompe tutte le possibilità e le speranze che contraddistinguono un’esistenza in atto. Minkowski ritiene che le azioni, le esperienze e i sentimenti che si sviluppano nel corso della vita non sono che tanti atti di un unico spettacolo teatrale, i quali si susseguono e si concatenano insieme, precari, senza mai bisogno di una pausa. Tali atti, nel farci vibrare e sentire vivi, privi tuttavia di una fine rimarrebbero sfilacciati o, in alternativa, prigionieri in un groviglio di insensatezze, essendo di per sé amorfi, imprecisi e inconclusi.

La morte, allora, sta alla vita come il sipario allo spettacolo teatrale: allo stesso modo in cui è il sipario, una volta calato, a far capire che lo spettacolo teatrale è finito, dando la possibilità allo spettatore di elaborare un’idea definitiva dell’intera rappresentazione e quindi di tutti gli atti che si sono susseguiti l’uno dopo l’altro, la morte – una volta interrotta una vita – è ciò che permette di ricostruire la trama di questa vita, «apporta con sé la nozione di una vita, nozione che riunisce in una sola unità sintetica tutto ciò che ha preceduto questa morte».8

Se Minkowski è convinto che la notizia

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