La mummia di Lenin by Ezio Mauro

autore:Ezio Mauro [Mauro,Ezio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2025-04-08T00:00:00+00:00

7.

Autopsia della rivoluzione

Si incontrarono nel corridoio del secondo piano alle quattro di notte, l’ora del cambio della guardia schierata attorno alla salma di Lenin nelle uniformi d’onore, con i bottoni speciali d’argento cuciti sulle giubbe per l’occasione. Sergej Merkurov, lo scultore, usciva dalla stanza funebre dove aveva completato il calco in gesso delle mani e del volto di Vladimir Il’ič, mentre il patologo Aleksej Abrikosov, appena incaricato di eseguire l’autopsia, stava entrando per visionare la salma prima di organizzare l’intervento. Si salutarono sulla porta, e Merkurov sembrava indugiare, come se dovesse confidare qualcosa al professore. Poi si decise: “Credevo di essere abituato, ho fatto la maschera funebre a Tolstoj. Ma quando è entrato nella stanza Zinov’ev, si è avvicinato a Lenin e ha cominciato a mormorare ‘Guardate, sembra vivo, respira, il suo petto si solleva’, mi sono confuso, e a un certo punto mi è sembrato addirittura di sentire i battiti del cuore di Il’ič”. “Quel cuore che batteva forte era il vostro, Sergej Dmitrievič, per l’agitazione che domina questa casa,” rispose Abrikosov. “Potete esserne sicuro: qui nessuno dorme, stanotte.”

Sembrava che adesso tutto dovesse compiersi in poche ore, come se la realtà volesse recuperare il tempo sospeso durante la malattia del numero uno dell’Urss, che aveva rallentato la vita del Paese mentre Vladimir Il’ič lottava col destino. Improvvisamente la storia si rimetteva in movimento: i cadetti incaricati della vigilanza esterna avevano cosparso di rami e foglie il viale d’accesso alla casa di Lenin a Gor’kij, Feliks Dzeržinskij, il capo della polizia segreta Gpu, era stato nominato in fretta presidente della commissione che doveva organizzare i funerali, Nadežda Krupskaja aveva abbracciato a uno a uno i membri del Politbjuro appena arrivati e già pronti a ripartire perché il Cremlino aveva convocato un Comitato centrale di assoluta emergenza alle due di notte, per decidere come informare il partito e il Paese della morte del capo supremo. Bukharin, che era stato a Gor’kij solo poche ore prima, ricordava alla vedova che sollevando una tenda gli aveva fatto vedere Il’ič sul terrazzo mentre si esercitava da solo a scrivere con la mano sinistra, lei parlava a Zinov’ev dell’ultima telefonata, quando gli aveva dato buone notizie: “Il morale è ottimo, Il’ič scherza e ride a piena gola, i dottori assicurano che in estate potrà parlare…”. E invece Lenin è steso su due tavole congiunte e coperte da una tela cerata, nella camera grande con la portafinestra del balcone spalancata sulla notte, senza i fiori che odiava, ma tra rami di pino portati dai contadini. Dzeržinskij e Vorošilov si fanno fotografare di fianco alla salma, il primo col berretto tra le mani, il secondo in alta uniforme, con le mostrine e gli alamari dorati, gli occhi fissi sul viso bianco di Vladimir Il’ič. Avvicinandosi a lui, gli uomini del Bjuro adesso tacciono, si mettono in fila, guardano il volto ricomposto, le rughe che sembrano scomparse, salvo le più profonde, vicino al collo. Poi tutti si chinano per un bacio sulla fronte, imitando Stalin e trovando il freddo della morte.

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