La prigione by Georges Simenon

autore:Georges Simenon [Simenon, Georges]
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Mondadori - Scrittori italiani e stranieri - feb 69
pubblicato: 1696-01-31T23:00:00+00:00

V

C'era un campanello che suonava molto lontano e insieme molto vicino, poi un silenzio poi il campanello suonava di nuovo come se facesse dei segnali. Chi poteva fargli dei segnali? Non riusciva a muoversi perché era in un buco. Doveva aver preso un colpo sulla testa che gli faceva male. Passò molto tempo prima che capisse che era nel suo letto e che si decidesse ad alzarsi, vacillante. Era nudo. Sull'altro cuscino, vide dei capelli rossi; adesso sapeva che suonavano alla porta di casa e cercò la vestaglia, la trovò per terra, la infilò faticosamente. Passando per lo studio constatò che non era ancora del tutto giorno. C'era soltanto una linea gialla, molto lontano al di là dei tetti. Il campanello suonò di nuovo quando aprì la porta e si trovò di fronte a una giovane sconosciuta.

«La portinaia me l'aveva detto.»

«Cosa le ha detto la portinaia?»

«Che certamente non mi avrebbe risposto subito. Sarà meglio che mi dia una chiave.»

Alain non capiva ancora. La testa gli scoppiava. Esaminava, sbalordito, quella ragazza piccola e grassottella dall'aria affatto timorosa e che si tratteneva a stento dal ridere.

«Non dev'essere andato a letto presto, lei!» notò.

Si tolse il cappotto di grossa lana azzurra. Alain esitava a chiederle chi era.

«La portinaia non le ha parlato di me?»

Gli sembrava di non aver visto la portinaia da anni. «Sono la nuova domestica. Mi chiamo Mina.»

Aveva posato su un tavolo un pacchetto.

«Sembra che debba svegliarla alle otto con molto caffè e dei croissant. Dov'è la cucina?»

«Non è che un cucinino. É di là.»

«E l'aspirapolvere?»

«Nell'armadio a muro.»

«Torna a letto?»

«Credo di sì.»

«Devo svegliarla alle otto?»

«Non so. No. La chiamerò io.»

Aveva l'accento di Bruxelles e fu sul punto di chiederle se era fiamminga. Per il momento era troppo complicato.

«Faccia quello che vuole.»

Tornò nella camera da letto, chiuse la porta, guardò aggrottando la fronte i capelli rossi sul cuscino e rimandò anche quel problema a più tardi. Aveva un bisogno urgente di due aspirine. Le masticò, perché il suo medico gli aveva detto che le mucose della bocca assorbono le medicine più velocemente di quelle dello stomaco. Bevve dell'acqua al rubinetto del bagno.

Vedendo il pigiama appeso dietro la porta, si tolse la vestaglia per indossarlo. Non si ricordava di niente, cosa che gli era capitata soltanto due o tre volte nella vita. La vasca era piena di acqua insaponata. Era stato lui a fare il bagno o la sconosciuta dai capelli rossi?

Aveva cenato in casa di quell'imbecille di Blanchet. Lugubre!

Sinistro! Se ne era andato sbattendo la porta? No. Si rivedeva sul marciapiede in compagnia di Fage.

Un uomo in gamba! Gli sarebbe piaciuto di dire a un uomo come Fage tutto quello che aveva nel cuore. Sì, certamente la gente credeva che non avesse niente dentro, che non provasse nessun sentimento perché aveva un'aria cinica. Se Fage non fosse stato suo suocero...

Lo rivedeva allontanarsi, col lungo soprabito grigio, nell'oscurità della strada. Aveva bevuto. Non lontano di lì, in un caffè che non conosceva, il primo che aveva visto. Non era un caffè di quelli che frequentava di solito.

scaricare

Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.