La santità by Sofia Boesch Gajano

autore:Sofia Boesch Gajano [Boesch Gajano, S.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biblioteca Essenziale Laterza, Christianity, Religion, History
ISBN: 9788858121634
Google: GoGODAAAQBAJ
Amazon: B010NL2NV4
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2015-04-14T16:00:00+00:00

3. La Congregazione per le cause dei santi

La Riforma mise in discussione, come si è già avuto occasione di dire, le fondamenta stesse della santità cristiana, la produzione agiografica, accusata di fantasiosità, e le pratiche cultuali, troppo ‘compromesse’ con la superstizione. Alla netta riaffermazione delle posizioni teologiche tradizionali da parte del concilio di Trento, si accompagnò una doppia risposta: culturale e istituzionale, sia per quanto riguardava i culti tradizionali che i nuovi ‘aspiranti’.

Il culto dei santi antichi fu sottoposto a un’attenta critica storico-filologica per quanto riguarda la loro identità e la veridicità delle testimonianze del culto. Nascono da queste esigenze tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento opere come il Martirologio Romano curato da Cesare Baronio, che comporta la revisione del calendario liturgico con l’espunzione dei santi inesistenti. E gli Acta Sanctorum, opera di un gruppo di gesuiti belgi, tra cui Jean Bolland che ha dato il nome alla Société des Bollandistes ancora oggi operante a Bruxelles: in quest’opera monumentale l’edizione dei principali testi relativi alla storia di ciascun santo (Vite, raccolte di miracoli, processi di canonizzazione, ecc.) è preceduta da un commentario storico-erudito sull’identità del santo e le testimonianze del suo culto. E va ancora ricordata la produzione legata alla Congregazione benedettina di Saint-Maur, nella quale emerge la figura di Jean Mabillon, che si dedicò alla rivisitazione della storia del suo ordine.

Sul versante istituzionale nel 1588, all’interno della complessiva ristrutturazione della Curia in congregazioni, ciascuna con una propria specifica competenza, Sisto V fondava la Congregazione dei Riti, per dare forma giuridica stabile all’iter processuale della canonizzazione. Ma si deve ricordare – a testimonianza di quanto precario fosse diventato in età di Controriforma il confine fra eccezionalità religiosa ed eresia –, che per alcuni decenni le competenze furono svolte piuttosto dalla Congregazione del Sant’Uffizio, in quanto preposta al controllo complessivo sull’ortodossia. Fu Urbano VIII, con i decreti del 1625 e la costituzione Coelestis Hierusalem del 1634, a definire più rigorosamente le procedure. Venne introdotta la distinzione tra beati e santi, venne proibito formalmente il culto pubblico in assenza di approvazione pontificia, venne imposta l’indagine preliminare sull’ortodossia del ‘candidato’ attraverso l’analisi dei suoi scritti, volta a impedire che la canonizzazione – e di conseguenza il pontefice che la proclamava – potesse essere inficiata da errori dottrinali. E inoltre venne introdotta l’indagine sull’esistenza della ‘fama di santità’ – considerata tale se basata sulla communis opinio, a indicare che non bastava la notorietà in un gruppo ristretto di persone –, comprendente sia l’eccezionalità delle virtù (il concetto di «virtù eroiche» indica la volontà di elevare il livello di perfezione richiesto) che la manifestazione di miracoli, considerati però ora non più costitutivi della santità stessa, come per tanta parte dell’età medioevale, ma piuttosto prova della fama di perfezione.

Dalla fine del secolo XVI la vita religiosa, in tutte le sue manifestazioni, venne così sottoposta a un rigoroso controllo in linea con il più complessivo clima di repressione proprio della Controriforma: la definizione dei caratteri della santità di età moderna deve dunque

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