La scimmia, l’uomo primitivo, il bambino by Lev Vygotskij & Aleksandr Lurija

autore:Lev Vygotskij & Aleksandr Lurija [Vygotskij, Lev & Lurija, Aleksandr]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2020-01-27T08:32:43+00:00

Abbiamo già indicato sopra che il significato magico dei mezzi primitivi mnemotecnici, delle parole, delle cifre, cioè dei segni in generale, ha un’origine più tarda e comunque non è né originario, né primario. Il significato mistico delle cifre, sostiene giustamente Leroy, non contiene in sé niente di primitivo. Ciò si riferisce anche alle pratiche magiche più tarde. In ogni modo la magia non è il punto di partenza primario dello sviluppo culturale, né è sinonimo della primitività e dello stato primordiale e precoce del pensiero. Ma anche quando essa appare, come abbiamo già detto, non investe il comportamento nella sua totalità. “Nell’uomo primitivo – dice Leroy – ci sono due diversi piani: il piano naturale, sperimentale, ed il piano sovrannaturale o mistico. Questo si riferisce sia all’intelletto del primitivo che alla sua vita. Questi due piani possono confondersi, ma confusione e fusione non sono la regola, come asserisce Lévy-Bruhl.” Se non è possibile sminuire l’importanza dei maghi, sostiene questo autore in un’altra occasione, non si può nemmeno sopravvalutarla e soprattutto occorre esaminarla sul piano a essa proprio. “In altre parole, non si può affermare che l’intelletto primitivo confonda continuamente il potere magico con la abilità tecnica.” Il capo, per esempio, non è un mago, ma è colui che possiede anni di età e di esperienza, coraggio e il dono della parola.

L’errore principale di Lévy-Bruhl consiste nell’insufficiente valutazione dell’attività tecnica, dell’intelletto pratico dell’uomo primitivo, che ha di gran lunga superato le capacità operative dello scimpanzé, ma è a lui legato geneticamente per l’uso degli strumenti, il che non ha niente in comune con la magia. Lévy-Bruhl spesso identifica erroneamente il pensiero del primitivo con la sua attività istintiva ed automatica.

Non si può paragonare – come fa Lévy-Bruhl – l’attività tecnica dei primitivi con l’abilità del giocatore di biliardo, dice a questo proposito Leroy. A questo si potrebbe paragonare il modo di nuotare del primitivo, la sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, ma la fabbricazione dell’arco e dell’ascia non si riduce ad un’operazione istintiva: bisogna scegliere il materiale, conoscere le sue proprietà, essiccarlo, ammorbidirlo, tagliarlo, ecc. in tutto questo la destrezza (lovkost’) può influire sulla precisione dei movimenti, ma non può concettualizzarli o coordinarli. Può succedere che il giocatore di biliardo non sia affatto un matematico, ma che il costruttore del biliardo abbia qualcosa di più dell’abilità istintiva. Ma deve forse l’assenza di una teoria astratta significare assenza della logica? Perché il primitivo, vedendo il boomerang ritornare verso di sé, non lo attribuisce all’azione dello spirito? Occorre che egli veda in ciò il risultato della forma, che individui i particolari utili per poterli riprodurre.

Non rientra nel nostro obiettivo esaminare ulteriormente tale questione. Il problema della magia supera di gran lunga i confini del nostro argomento e richiede non solo uno studio ed una spiegazione psicologici; vogliamo tuttavia, qui, esprimere l’ipotesi teorica, secondo la quale il pensiero magico, che significa differenza tra l’esigenza e la possibilità di dominare la natura non è solo condizionato dallo sviluppo insufficiente della tecnica e della ragione, in

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