La Seconda Vita Di Majorana by AA.VV

autore:AA.VV.
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: Chiarelettere
pubblicato: 2016-05-14T22:00:00+00:00

«È una faccia che ho già visto»

Quando tocca a noi mostrare la nostra fotografia, gli animi finalmente cominciano a riscaldarsi. Il volto di Fasani non dice nulla a nessuno, ma quello di Bini sì. «È una faccia che ho già visto» annuncia Maria Cristina. «Non so dove né quando, dovevo essere molto piccola, ma sì, ne sono certa: l’ho vista di sicuro.» Anche Ana Maria prende in mano il ritratto. Le spieghiamo che l’uomo nella foto si faceva chiamare Bini, ma in realtà era il fisico Ettore Majorana, scomparso dall’Italia nel 1938 e dato per morto dalla sua stessa famiglia. Le spieghiamo anche che suo nipote Christian quei due nomi sostiene di averli già sentiti diversi anni fa, e proprio dalla bocca di Nardin. Ana Maria per un attimo non risponde. Studia la foto in silenzio, con aria assorta: «Anche io quei due nomi li ho già sentiti – dice –, ma sono passati tanti anni. Mio padre in famiglia non parlava mai di lavoro, non lo faceva neppure con mia madre. Ne parlò con Christian, è vero, ma ormai era un uomo anziano e si trattava di vecchie storie. Comunque, quel poco che mi ricordo è che Nardin lavorò con quest’uomo. Anche a me il suo volto dice qualcosa, ma che volete farci? All’epoca eravamo due bambine, e ormai è passato mezzo secolo».

La signora Ada non dice nulla: si limita a scuotere la testa. Le memorie dei tempi che furono le pesano sulle spalle come macigni. «Io stavo a casa – bisbiglia –, sbrigavo le faccende, badavo alle piccole. Che volete che vi dica?» Eppure qualcosa deve ricordarsi. Il signor Carlo, per esempio, l’uomo che rivelò a Fasani la vera identità di Bini, e che un giorno annunciò: «Quello laggiù non è Bini, è Majorana, il famoso scienziato». È un episodio chiave, e si svolse proprio a casa dei Cuzzi, in avenida Martín Tovar, e probabilmente la signora era lì, forse nella stanza accanto, a preparare la cena o a cambiare i pannolini alle bimbe. Come è possibile che non si ricordi neppure quel nome? La signora Cuzzi sorride. Alza le braccia, quasi in segno di resa: «Il signor Carlo? Certo che mi ricordo di lui» esclama senza esitazione, con voce improvvisamente ferma. «Come potrei dimenticarmene? Era un grande amico di Nardin, ed è vero: frequentava spesso il nostro appartamento. Per un certo periodo abitò addirittura con noi. Aveva la sua stanza, era quasi un membro della famiglia.»

Tratteniamo il fiato, quasi travolti dall’incredulità: dopo Ciro e Nardin, anche il terzo personaggio chiave ha finalmente un volto e un’identità. «Questo è molto importante per noi» tartagliamo. «Lei si ricorda il cognome del signor Carlo?»

«Chiaro che me lo ricordo – ribatte lei –, ci mancherebbe altro. Si chiamava Venturi. Era il signor Carlo Venturi.»

Lontano, oltre la siepe – o forse nella nostra fantasia – sentiamo fischiare, finalmente fresco, il tardo vento della sera.

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