La setta degli alchimisti. by Fabio Delizzos

La setta degli alchimisti. by Fabio Delizzos

autore:Fabio Delizzos
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788854128439
editore: Newton Compton
pubblicato: 2010-11-30T16:00:00+00:00


13

Un’intavolatura per chitarra barocca ha mille segreti per un esperto; infiniti per chi, come Fosco, ne vedeva una per la prima volta, fatta eccezione per qualche esempio che aveva trovato su Internet. Non riuscì a frenare la curiosità e immerse la mano nella busta. Ne estrasse la stampa che gli aveva fatto Hack.

Il prete non aveva uno scanner, non possedeva una macchina fotografica, non aveva niente, ma una copia se l’era voluta fare con l’unico strumento che aveva, e che usava con molta disinvoltura.

L’aveva filmata, e archiviata insieme a una moltitudine di filmini sui quali sarebbe stato meglio sorvolare.

Anche Fosco aveva deciso di sorvolare. Hack era stato d’accordo. Don Felice ormai era andato al Creatore, e se non aveva niente da obiettare Lui, si erano detti, perché avrebbero dovuto averne loro?

Inoltre il Creatore avrebbe saputo trovare modi migliori per fargliela pagare, come ad esempio farlo rinascere. Infine, si erano detti, magari non c’era nessun Creatore. Poi avevano deciso di fare sparire il notebook.

Ora Fosco, la testa surriscaldata dal nervoso soliloquio interiore, sfrecciava sulla tangenziale con una stampa delle Folias di Gaspar Sanz stretta tra le ginocchia, che frullava nel vento, e con in tasca una penna contenente il prezioso file.

La domanda era: che fine aveva fatto lo spartito originale? Rimise i fogli nella busta dopo aver dato un’occhiata. Per quello che ne poteva capire, c’erano righe piene di numeri scritti a mano, grosse lettere ornate e una miriade di altri simboli indecifrabili. Sui numeri, al di sopra delle righe, svolazzavano le note. Nell’insieme, ogni foglio era bello da vedere, una pregevole opera di amanuense, ma niente di più.

Fosco girò la chiave e il motore si spense. Scese dall’auto e alzò la testa per verificare di essere giunto nel posto giusto. L’insegna luminosa diceva di sì a ripetizione: Camera da Musica.

«Bel nome», esclamò, e tirò a sé la porta.

Su un bancone, che risultava troppo alto per il commesso, c’erano tazze per la colazione pentagrammate, matite con la parrucca di Mozart, cravatte e mutande eseguibili in concerto, altri oggetti e strumenti musicali dalle strane forme e una testa sorridente, ricoperta di capelli corti con due buchi neri al posto degli occhi.

«Buongiorno», disse la testa.

Nell’aria, musica classica dal sapore antico e dal carattere mansueto.

«Prego». La testa sorrise affabile.

«Gli spartiti per chitarra barocca?», domandò Fosco con l’atteggiamento smarrito di chi chiede informazioni per strada.

«Avanti a sinistra». Un paio di mani apparve inaspettato a indicare il punto preciso.

Fosco ringraziò e si affrettò. Si sentiva impacciato e fuori luogo. Su di lui incombevano scaffali di cultura che non avrebbe potuto fare sua, migliaia di fogli che non avrebbe saputo leggere.

«Lì, lì», disse il commesso, «un po’ più avanti...». Per essere più chiaro, affettava l’aria con la mano tesa. «Ecco, quelli!». Soddisfatto, tornò ad appollaiarsi sul bancone e a scrutare l’ingresso. «Dovrebbe esserci tutto!», aggiunse senza voltarsi.

Il tutto non era poi molto.

Fosco estrasse un libricino con la copertina gialla impaginato in orizzontale. Era il facsimile dell’Instruction de musica... di Gaspar Sanz. Con il libro aperto tra le mani, inarcò la schiena all’indietro e scorse il riflesso del commesso sulla vetrina.



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