La stagione by Marco Raio

La stagione by Marco Raio

autore:Marco Raio [Raio, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2024-04-09T14:14:32+00:00


Sugli alti sostegni ai lati delle strade luccicano gli addobbi luminosi della festa dell’Assunta. Semplici circuiti di lampadine disegnano le forme di garofani dalle tinte gialle e rossicce che da giorni accentuano l’alone aranciato della notte. Le luminarie si ripetono dalla Chiesa Nuova fino alla Marina, invasa da gazebi e banchetti di ambulanti allestiti sulla spiaggia. Si vendono giocattoli, palloncini a elio, pesci rossi, dolciumi, mercanzia senza pretese che sotto lampade fluorescenti viene riproposta di festa in festa, da quella di San Pietro a quella della Madonna delle Grazie a Montepertuso.

Una coda interminabile di auto strangola il paese. Sono i curiosi accorsi da fuori per i fuochi d’artificio, destinati a rimanere incolonnati nel traffico e a girare in tondo fino alla mezzanotte. Per i pedoni tagliare per scale e straducole interne è quasi obbligatorio in queste ore. Il Ferragosto, crepuscolo della stagione, arriva in un velo di smog.

Servendosi della finestrella della cucina come di un passavivande, mio padre mi porge una torre di cinque piatti piani e cinque fondi. Apparecchio in terrazzo. Ogni piatto copre un esemplare del disegno dipinto su ciascuna mattonella del tavolo, una malva centrata in una corona di foglioline su un fondo bianco, marcato agli angoli da petali squadrati che, giustapposti nel mosaico, formano a quattro a quattro altri motivi floreali.

Pietro e Cécile non tardano. Entrano l’uno dopo l’altra, scalzi. Pietro stringe sotto il braccio un piccolo vaso di terracotta con una pianta fiorita. Indifferente al clima afoso, porta una camiciola verde oliva con le maniche rimboccate fino ai gomiti, lunghi pantaloni viola e un foulard stretto al collo, una tenuta consueta, che sfida anche le fredde primavere positanesi e i primi mesi autunnali. La barba riccia mostra qualche increspatura bianca, i capelli sono tagliati più corti del solito. Gli nascondono quasi del tutto le orecchie, benché al lobo sinistro rimanga bene in vista l’orecchino che non toglie mai, un pendente con una pietra azzurra incastonata. Dietro di lui, Cécile. Sotto una frangetta di capelli grigi gli occhi le spiccano luminosi sul volto, un ovale gentile e colorito, affinato dalle rughe. Piedi nudi con anelli alle dita e cavigliere d’argento sbucano appena da un lungo vestito rosa pastello, quasi una tunica di un ordine sconosciuto, che non consente di indovinare le sue forme per la larghezza del taglio che la stessa Cécile ha conferito alla stoffa. Porta al collo un grosso monile di cartapesta, da lei impastato e dipinto, che raffigura le teste delle loro due cagne meticce nell’atto di strusciarsi l’una contro l’altra.

Mia madre accoglie gli ospiti tradendo l’emozione di un’occasione lieta ma impegnativa. È un susseguirsi di sorrisi, baci, strette di mano.

“Questa è per te,” fa Pietro, poggiando il vaso per terra. La sua voce calda contiene una nota scostante. Viviana ringrazia e chiede il nome della pianta. “È una lantana,” dice con gentilezza Pietro, sfumando il disappunto di chi si ritrovi a spiegare un’ovvietà.

Al principio dei nostri incontri Pietro è spesso rigido, di poche parole. Ha bisogno di tempo per sciogliersi



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