La Tamburina by John le Carré

La Tamburina by John le Carré

autore:John le Carré
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
pubblicato: 2011-06-12T22:00:00+00:00


13

Il monastero era a due chilometri dal confine, in una valle di macigni e di gialli falaschi. Era un luogo triste e sconsacrato, con tetti sfondati e un cortile di celle in rovina e di danzatrici psichedeliche dipinte sui muri di pietra. Qualche post-cristiano vi aveva aperto una discoteca, per poi squagliarsela come i monaci. Sulla piattaforma di cemento, già usata come pista da ballo, era parcheggiata la Mercedes rossa, e pareva un cavallo da guerra pronto per la battaglia; accanto, la campionessa che l'avrebbe montato, con vicino Joseph, il suomanager, per un ultimo controllo. Qui è dove ti ha portata Michel per cambiare le targhe e per vederti partire, Charlie; qui è dove ti ha consegnato i documenti falsi e le chiavi. Rose, dà un'altra pulita al pannello della portiera, per favore. Rachel, cos'è quel pezzo di carta sul pavimento? Era il solito Joseph il perfezionista, attento a ogni piccolo dettaglio. Il furgone per le comunicazioni era parcheggiato contro il muro esterno, e la sua antenna dondolava dolcemente nella calda brezza. Erano già state avvitate le targhe di Monaco. Una polverosa «D» tedesca aveva sostituito l'adesivo diplomatico. Le cianfrusaglie superflue erano state portate via. Con meticolosa attenzione, Becker cominciò a sostituirle con eloquenti souvenir: una guida usata dell'Acropoli infilata in una tasca della portiera e lì dimenticata; semi d'uva nel portacenere, frammenti di bucce d'arancia sul pavimento; bastoncini di gelati greci, pezzetti di carta da cioccolatini. Poi, due biglietti timbrati per la zona archeologica di Delfi, accompagnati da una carta stradale Esso della Grecia, con il percorso tra Delfi e Salonicco segnato con un pennarello e sul margine un paio di annotazioni di Michel, in arabo, vicino a quel punto sulle colline dove Charlie aveva sparato con una mano sola mancando il bersaglio. Un pettine con qualche capello nero e i denti macchiati dalla penetrante lozione tedesca di Michel. Un paio di guanti di pelle d'automobilista, leggermente inumiditi dal sudore di Michel. Un astuccio per occhiali di Frey di Monaco, quello che accompagnava gli occhiali da sole sbadatamente rotti quando il loro proprietario aveva cercato di imbarcare Rachel al confine. Sottopose infine a un esame altrettanto minuzioso la stessa Charlie, soffermandosi sull'intera superficie del suo corpo vestito, dalle scarpe alla testa e poi di nuovo in gi– passando per il braccialetto, prima di voltarsi – con una certa riluttanza, le parve – verso un tavolino a cavalletto su cui era steso il contenuto riveduto e corretto della borsetta di lei. «E adesso rimetti tutto dentro, per piacere» disse dopo un ultimo controllo; e la guardò riempire nuovamente la borsetta alla sua maniera – fazzoletto, rossetto, patente di guida, monete, portafogli, ricordi, chiavi e tutte le cianfrusaglie meticolosamente studiate in modo che, a un eventuale esame, confermassero le complicate finzioni delle sue molte vite. «E le sue lettere?» domandò Charlie. Una pausa di Joseph. «Se mi avesse davvero scritto tutte quelle lettere infocate, io me le porterei dappertutto, no?» «Michel non te lo permette. Ti ha severamente ordinato di tenerle al sicuro nel tuo appartamento e soprattutto di non varcare mai una frontiera portandotele appresso.



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