La verità sbagliata by Brian Freeman

La verità sbagliata by Brian Freeman

autore:Brian Freeman [Brian Freeman]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858521984
editore: Piemme
pubblicato: 2019-04-08T22:00:00+00:00


26

«Io abito qui» disse Magnolia. «Al primo piano.»

Frost si fermò sulla strada a scrutare i tre piani della palazzina in stile vittoriano in Sutter Street. Il pianterreno era occupato da un negozio con le saracinesche abbassate. Un paio di gradini portava al portone di ingresso del condominio.

«Puoi farti ospitare da qualcuno per la notte?» chiese Frost.

«No. L’appartamento non è soltanto la mia casa, è anche il mio ufficio. E poi sono stanca e infreddolita. Voglio solo andare a letto.»

«Devo accertarmi che tu sia al sicuro.»

«Dormo sempre con la bomboletta sul comodino.»

«Non basterebbe a fermare uno come Cutter.»

«Lo so, continui a ripetere quant’è pericoloso. Ma sei proprio sicuro che sia lui, il killer? Credevo fosse stato incastrato da una poliziotta corrotta.»

«Quella poliziotta ha commesso un errore, ma questo non cambia le cose: Cutter era colpevole.»

Magnolia si strinse nelle spalle. Non sembrava rendersi conto del rischio che aveva corso. «Con me è stato gentile.»

«Non lo è. È un mostro.»

«Sarà. Comunque, se vuoi entrare per assicurarti che non sia nascosto nell’armadio, accomodati pure.»

«Prima voglio controllare la strada» disse lui. «Rimani qui e aspettami, non entrare da sola.»

Percorse la strada chinandosi a scrutare nei finestrini delle macchine parcheggiate, frugando con lo sguardo androni e passaggi. Non c’era nessuno. Le finestre delle case erano tutte buie, con le persiane chiuse. Proseguì fino in fondo alla via, poi tornò sui suoi passi, controllandola sul lato opposto. Magnolia era appoggiata al muro accanto alla vetrina di un negozio, con le gambe premute una contro l’altra, le braccia incrociate sul petto, il Borsalino abbassato sulla nuca e alto sulla fronte. Le si chiudevano gli occhi e tremava di freddo.

«Allora, hai finito?» domandò.

«Controllo sul retro.»

«Te l’ho detto, quello mi ha scaricata. Se ne sarà andato con un’altra.»

«Questione di un minuto» rispose lui.

Raggiunse l’angolo dell’edificio e svoltò a destra, imboccando la via laterale e inoltrandosi nell’oscurità oltre il lampione. La strada era deserta e incrociava un vicolo senza uscita, sul retro della palazzina. Frost lo imboccò, camminando rasente al muro, con le scarpe che sguazzavano nelle pozzanghere. Là il buio era pressoché totale e lui accese una torcia tascabile. Il fascio fioco illuminò un ratto che frugava in un cassonetto. L’odore di immondizia ristagnava nell’aria. Sotto i terrazzini al primo piano e le scale antincendio erano parcheggiate alcune macchine e controllò anche quelle.

Niente.

Fece dietrofront, raggiunse di nuovo l’angolo e tornò in Sutter Street. Sul marciapiede davanti alla palazzina vittoriana non c’era più nessuno.

Magnolia era sparita. Era entrata da sola in casa.

Frost corse ai gradini dell’ingresso e li salì due alla volta. Il portone era incorniciato da un paio di colonne che sorreggevano un arco di pietra. Afferrò la maniglia. La porta non era chiusa a chiave ma solo accostata. Si precipitò nell’atrio, il pavimento era coperto da una moquette logora, le pareti verniciate di un giallo sbiadito. Infilò le scale e raggiunse il primo pianerottolo.

C’era un unico appartamento. Un’unica porta.

Ed era aperta.

Frost sfilò la pistola dalla fondina sotto la giacca e la impugnò. Dallo spiraglio intravedeva una luce all’interno. Riprese ad avanzare.



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